Abaddon, l’astronave nera

Oggi vi presento la prima opera pubblicata di un nuovo autore, Giuseppe Menconi. Abaddon è un romanzo di fantascienza militare, avventura a base di soldati e conflitti a fuoco, ambientato nelle atmosfere horror di un’astronave misteriosa piena di schifezze mostruose. La vicenda non è solo azione: tutta la storia si regge sul conflitto interiore di un codardo, il maggiore William Boore, considerato da tutti un eroe di guerra, e incapace di guidare con successo la sua squadra. Riuscirà a ritrovare le palle che ha perso?

Illustrazione di Manuel Preitano

Illustrazione di Manuel Preitano

Il maggiore William Boore è un eroe di guerra.
Il maggiore William Boore è un codardo.

Sono passati due anni da quando William ha causato la morte di tutta la sua squadra e, per puro caso, è divenuto un eroe. Da allora è stato assegnato a sorvegliare Abaddon, la colossale astronave nera che da sessant’anni rimane sospesa tra il Golden Gate e Alcatraz, senza comunicare, inaccessibile.

Abaddon è divenuto un luogo per suicidi, disperati che si lanciano dal Golden Gate contro gli scudi di energia dell’astronave, convinti di venire portati altrove invece di essere disintegrati.

Molti pensano che gli alieni siano tutti morti e l’astronave sia solo una tomba. William lo spera: vuole passare qualche anno tranquillo, divenire tenente colonnello e finire dietro una scrivania senza rivedere più un combattimento, pensando solo alla moglie e al figlio.

Ma, un giorno, gli scudi di energia si abbassano. William, con la sua squadra, dovrà entrare e affrontare gli orrori di Abaddon, assieme al pericolo più grande di tutti: sé stesso, un ufficiale che ha perso la capacità di comandare e di vincere.

Scheda del libro su Vaporteppa.
Compralo su Ultima Books (ePub) o Amazon (Kindle)!

Romanzo da 79.800 parole (circa 270 pagine).
Trovate l’anteprima di cinque capitoli su Ultima Books (di meno su Amazon).

Con cosa ho brindato?

Quello che ci vuole con un libro così pesante, per contenuti e atmosfera, è un rosso strutturato: un Barolo, un Amarone, un Brunello. O anche meno, un bel Chianti fatto bene. Qualcosa così. Io ho scelto un ottimo Pinot Nero dell’Umbria, annata 2010: “Cimento” di La Palerna. Un Pinot Nero per un’astronave nera. Il “Cimento”, illustrato con un duello in etichetta, per la prova suprema, la sfida con la propria paura, che William Boore dovrà affrontare.

pinot-nero-cimento-la-palerna-2010-3Il colore è un bel rosso porpora, luminoso e ricco di riflessi violacei di grande giovinezza nonostante abbia 4 anni. Non il solito Pinot Nero granato e opaco. Al naso si presenta intenso ed elegante, ma soprattutto ciò che secondo me va premiata è la complessità dei profumi, che non danno assuefazione: fragola in confettura, ciliegia, violette appassite, vaniglia e una sfumatura di liquirizia. In bocca la solida struttura, adeguata a sostenere la bella intensità del sapore, mostra subito il suo punto di forza: un grande equilibrio in cui tannini nobili (che puliscono ma non aggrediscono il palato), acidità e un alcool non certo debole (14,5%) si armonizzano rendendolo perfetto per accompagnare arrosti e selvaggina, ma anche come vino da meditazione! Sorso molto pulito, di lunga persistenza in cui tutti i profumi ritornano e la nota di liquirizia prima appare più forte che al naso e dopo dura a lungo, sullo sfondo, appena percettibile, per interi minuti. Tutto il tempo di scrivere questo paragrafo è rimasta in bocca e ancora risale! Molto valido.

Non mi sento di passare i 90 punti / 5 grappoli, ma è secondo me un vino che ci arriva molto vicino. La mia opinione è 88 punti, almeno, premiando (uso i soliti parametri AIS) colore, complessità olfattiva, intensità in bocca, equilibrio e persistenza. Immagino che persone più esperti di me potranno valutarlo qualche punto in più, collocandolo nel giusto rapporto col suo territorio e con altri Pinot Nero. Io mi fermo agli 88 e non vado oltre. Prezzo: 26 euro.

Altre opzioni. L’unico produttore di vino citato nel romanzo è il toscano Carpineto, molto famoso anche all’estero. William Boore dice di averne una bottiglia di 7 anni arrivata dall’Italia, ma non dice cosa sia. Escludo possa essere un Brunello di Montalcino, che a 7 anni ancora è un bambino, quasi. Mi pare più ragionevole ipotizzare che possa essere, per esempio, un Chianti Classico Riserva. E un rosso simile, toscano, è certamente un abbinamento consono all’opera.

 

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.