Torna indietro: aprile, dall’undici al venti.
21 aprile
1918: Manfred von Richthofen, il Barone Rosso, viene abbattuto dal fuoco proveniente dalle trincee e muore. Aveva solo 25 anni. Con un centinaio di vittorie aeree di cui 80 ben documentate, fu l’asso degli assi della Grande Guerra.
18 anni prima, in quel giorno, venne inaugurato il primo “Salone dell’Automobile di Torino”, chiamato all’epoca “Mostra di Automobili”. La mostra del 1900 non fu la prima esposizione automobilistica di Torino: due altre l’avevano preceduta nel 1898 e nel 1899.
Automobili in mostra nel 1900.
Barone Rosso abbattuto nel 1918.
Coincidenze? Decidete voi.
22 aprile
1889: comincia la corsa alla terra dell’Oklahoma, la prima delle corse in cui i pionieri con carri e cavalli si fiondavano per ottenere i lotti migliori. Chi per primo prendeva possesso del lotto, lo teneva. Col rischio anche di saltare un lotto buono, ma non ideale, e trovarsi a ripiegare su uno peggiore successivo.
Vennero assegnati lotti per un totale di 8000 km^2. Al colpo di cannone che annunciò l’inizio della corsa a mezzogiorno, c’erano 50.000 partecipanti alla linea di partenza. La terra di qualità non occupata era stata ottenuta quell’anno stesso dagli USA, quando venne firmato l’Indian Appropriations Bill che, come potete immaginare, consistette nello sfilare terra agli indiani e assegnarla all’uso del governo. Cosa su cui sono d’accordo: provo profondo piacere estetico nei confini tirati col righello, come in Africa.
Un problema della corsa furono i coloni nascosti nei lotti di terreno prima della gara (nonostante la presenza dell’esercito era davvero tanta terra da assegnare) che uscirono fuori per ottenerli in modo illegale, portando a una serie di cause legali. I lotti arrivavano fino a 160 acri l’uno. Per tenere il lotto, un colono doveva abitarci e “migliorarlo”: edificando, coltivando ecc.
La corsa alla terra del 1889 è presente, se ricordo giusto, nel film “Cuori ribelli” con Tom Cruise e Nicole Kidman. Lo avevo citato nell’evento storico del 16 settembre che riguardava la corsa alla terra del 1893, ben più grande della prima del 1889: 100.000 partecipanti e 26.000 km^2 di lotti.
23 aprile
1867: William Lincoln brevetta lo zootropio, un dispositivo per visualizzare immagini in movimento.
Una serie di disegni su una striscia di carta veniva inserita in un cilindro dotato di fessure a intervalli regolari, una per immagine. I disegni rappresentavano momenti diversi di un movimento, come per esempio un cavallo in corsa. Il cilindro girava velocemente e attraverso la fessure si vedevano i disegni muoversi grazie al principio della persistenza retinica.
Un po’ deformati, assottigliati, ma in movimento.
Lo zootropio venne brevettato da Lincoln nel 1867, ma l’invenzione risale al 1834 da parte del matemetico William George Horner che lo denominò “daedalum”.
Simili allo zootropio sono il prassinoscopio del 1876, che permette di visualizzare immagini non deformate grazie a degli specchi, e il fenachistoscopio del 1832, che impiegava un disco al posto di una striscia di carta.
24 aprile
1885: Annie Oakley, la tiratrice provetta, entra a far parte del Buffalo Bill’s Wild West. Il collega di spettacolo Toro Seduto la soprannominò “Watanya Cicilla” di solito tradotto come “Piccolo Colpo Sicuro”, in riferimento anche all’altezza di Annie: solo un metro e cinquantadue. Fu una sostenitrice della possibilità per le donne di arruolarsi e operare in ruoli di combattimento.
Annie aveva cominciato ad andare a caccia col fucile all’età di otto anni, per aiutare la madre vedova a sfamare le sue sorelle. Riforniva di selvaggina concittadini, ristoranti ed alberghi, con così tante prede che a 15 anni aveva già pagato l’ipoteca sulla fattoria della madre.
Tra i dieci e i dodici anni venne affidato a un’altra famiglia, per aiutarli con il loro figlio appena nato, in cambio di una piccolissima paga e un’istruzione. Invece venne tenuta in condizioni di semi-schiavitù e subì abusi fisici e psicologici: la famiglia, che in realtà voleva solo uno schiavo da sfruttare, non era soddisfatta perché era troppo piccola per le loro aspettative.
L’istruzione di Annie fu modesta, tanto che regolarmente scriveva il cognome di famiglia, “Mosey” (“Oakley” era il cognome ottenuto dal marito nel 1876, si sposò a soli 16 anni), come “Mosee”. In compenso 121 anni dopo la sua nascita l’associazione che si occupò di realizzare un lapide da porre presso il sito della capanna in cui era nata riportò il cognome “Mosey” sbagliandolo con “Moses”. Un comitato degno, invero.
Durante il tour del Buffalo Bill’s Wild West in Europa, tra 1890 e 1891, il futuro Kaiser Guglielmo II (all’epoca Principe) fu così affascinato dalle performance di Annie che chiese di partecipare al numero in cui spegneva una sigaretta con un proiettile. Ottenne di partecipare, ma a patto di tenere la sigaretta in mano e non in bocca.
Annie Oakley è protagonista di una delle prime pellicole di Edison, intitolata “The Little Sure Shot of the Wild West, an exhibition of rifle shooting at glass balls, etc.” Trovate il video su Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Annie_Oakley_%281894_film%29
25 aprile
1900: la squadra di Umberto Cagni, ufficiale di marina al seguito dell’amico Luigi Amedeo di Savoia-Aosta (Duca degli Abruzzi) nella spedizione al polo nord, raggiunge la più alta latitudine mai prima toccata dall’uomo sino a quel momento: 86° 34′.
26 aprile
1859: la risposta negativa di Cavour all’ultimatum dell’Austria, che chiedeva il disarmo del Regno di Sardegna, arriva a destinazione. Nella risposta Cavour faceva ricadere l’eventuale scoppio di una guerra sulle spalle dell’Austria, perché accettava quella proposta pacificatrice degli inglesi che tutte le altre nazioni chiamate in causa avevano accettato meno l’Austria stessa. Il giorno dopo l’Austria ordina alla 2° Armata nel Lombardo-Veneto di iniziare le operazioni militari contro il Regno di Sardegna. Inizia la seconda guerra di indipendenza!
Come mai Cavour voleva la guerra? Se ricordate l’anno prima c’erano stati gli accordi segreti di Plombières tra Cavour e Napoleone III che prevedevano l’entrata in guerra della Francia a fianco del Regno di Sardegna in caso quest’ultimo fosse stato aggredito dall’Austria. In caso di vittoria la Francia si impegnava a cedere il Lombardo-Veneto, se ottenuto dall’Austria, al Regno di Sardegna.
L’Austria aveva avuto sentori di quegli accordi e aveva cominciato a infastidirsi quando aveva visto l’arrivo di molti patrioti italiani in Piemonte per combattere, coordinati dalla Società Nazionale. Il discorso nel gennaio 1859 in cui Vittorio Emanuele II dichiarò “Noi non possiamo restare insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi!” alzò ancora di più la tensione e portò gli austriaci a rafforzare la 2° Armata nel nord Italia.
Prima del 1859 l’opinione pubblica italiana vedeva in Napoleone III un ostacolo all’unità amplificato dalla prudenza di Cavour, che voleva mantenere ottimi i rapporti avviati al tempo della Guerra di Crimea. Il piano di Cavour, fatto di accordi segreti e manovre lunghe anni, non poteva essere colto dalle persone comuni.
Nella vignetta: Cavour (Don Abbondio) per timore di Napoleone III (Don Rodrigo) tenta di dissuadere dal matrimonio il Piemonte (Renzo) e l’Italia (Lucia).
27 aprile
1805: inizia la battaglia di Derna per portare sul trono di Tripoli Hamet Karamanli, legittimo pretendente derubato del titolo dal fratello, e avere così sulla costa barbaresca un sovrano favorevole agli USA.
William Eaton, ex console degli USA a Tunisi, era stato inviato in missione dal presidente per rovesciare il governo di Tripoli e liberare i 300 ostaggi statunitensi lì imprigionati. Eaton decise di farlo supportando Hamet Karamanli, che rintracciò in Egitto. La missione di Eaton era sotto copertura e aveva con sé, pare, solo un ventina di marines. Hamet accettò di farsi aiutare per conquistare il trono e con Eaton mise su un piccolo esercito radunando 500 tra mercenari greci e arabi.
Dopo una marcia di 50 giorni e quasi 1000 km nel deserto della Libia, Eaton e Hamet arrivarono con le truppe fino a Derna. Eaton per la battaglia aveva il supporto del fuoco d’artiglieria delle tre navi della squadra navale USA nel Mediterraneo. E gli venne inviato anche un cannone e alcuni marinai ad affiancare i suo marines durante la battaglia, assieme a rifornimenti e denaro per i mercenari.
Quando il 26 aprile il governatore di Derna rispose “la mia testa o la tua!” alla richiesta di resa di Eaton, la battaglia du inevitabile. Mentre metà delle truppe, gli arabi, guidati da Hamet bloccavano la strada per Tripoli e assaltavano il palazzo del governatore, l’altra metà delle truppe, i cristiani, guidate da Eaton prendevano con l’appoggio dell’artiglieria la fortezza sul porto.
Gli americani e i loro mercenari assaltarono i berberi, incuranti del fuoco dei moschetti, tanto che quando arrivarono al corpo a corpo i nemici fuggirono terrorizzati dall’attacco portato. Eaton stesso si trovò malamente ferito, col polso perforato da una palla di moschetto. La battaglia era iniziata alle 14:45 e si concluse alle 16:00 con la cattura della città.
Il fuoco nemico non fu comunque molto preciso. Tra i mercenari cristiani e gli statunitensi vi furono solo una dozzina tra morti e feriti. I morti nella metà musulmana delle truppe guidate da Hamet, dall’altra parte della città, è ignota. I berberi sconfitti ebbero 800 morti e 1200 feriti.
Il verso “alle spiagge di Tripoli” nell’Inno dei Marines fa riferimento a questa battaglia.
Yusuf, l’usurpatore fratello di Hamet, inviò truppe a Derna, ma arrivarono a battaglia già finita. Si accamparono e attesero il da farsi. Il 13 maggio attaccarono, sconfiggendo le truppe arabe e penetrando in città, ma Eaton col supporto dell’artiglieria dalle navi riuscì a ricacciarli e a tenere Derna in mano USA fino alla fine della guerra.
Ricordate l’incendio della fregata USS Philadelphia nel porto di Tripoli, in modo che non rimanesse in mano ai berberi, a opera di una piccola spedizione guidata da Stephen Decatur? Era stato 16 febbraio 1804 e la nave era caduta nelle mani berbere il 31 ottobre 1803, assieme al suo comandante Bainbridge. Lui fu uno dei motivi che portarono alla missione di Eaton. Dopo pesanti bombardamenti, il 3 giugno 1805 Bainbridge fu liberato e il 10 giugno finì la Prima Guerra Barbaresca: seppur ben poco intensa, era durata 4 anni.
28 aprile
1887: l’Imperatore Gugliemo I di Germania fa liberare l’ispettore di polizia francese Guillaume Schnaebelé per evitare che la crisi diplomatica porti alla guerra.
Guillaume Schnaebelé era nato in Alsazia e aveva combattuto nella guerra del 1870-1871, ottenendo la medaglia di Cavaliere della Legion d’Onore, e quando l’Alsazia era passata alla Germania lui era emigrato in Francia. Lì era diventato ispettore di polizia.
Schnaebelé il 21 aprile doveva incontrarsi con un ispettore tedesco, sul confine, e lì venne arrestato da due agenti dei servizi segreti tedeschi. Non si sa se in territorio francese o tedesco. Il governo francese si incazzò, dicendo che se anche l’arresto fosse avvenuto nel confine tedesco l’ispettore doveva avere l’immunità.
Per cosa era stato arrestato?
I servizi tedeschi pensavano che fosse in contatto con alcuni traditori alsaziani che gli stavano passando informazioni segrete sulle fortezze e le guarnigioni tedesche. Dopo una settimana, e dopo l’ultimatum francese, Gugliemo I fece liberare l’ispettore.
Bismarck addusse la scusa, per non perdere la faccia, che in questi incontri gli ispettori stranieri invitati dai loro colleghi tedeschi erano protetti da salvacondotto, come sostenuto dalla Francia. Anche se le prove contro Schnaebelé erano sicure, disse, l’arresto era avvenuto in modo irregolare.
29 aprile
1882: entra in funzione a Berlino il primo filobus della storia, l’Elektromote inventato da Ernst Werner von Siemens. Fu in servizio su un percorso di 540 metri fino al 13 giugno 1882, a solo scopo di esperimento.
Era una normale carrozza aperta a quattro ruote, un Landò, con due motori elettrici da 2,2 kW e alimentato con corrente continua a 550 Volt.
30 aprile
1863: alla battaglia di Camerone 65 soldati della Legione Straniera francese tengono testa per dieci ore a 3000 soldati messicani. Buona parte dei Legionari morirono, combattendo fino a finire le munizioni. Un episodio glorioso della storia francese.
Il capitano Danjou stava guidando la sua compagnia in avanscoperta. Erano solo 65 uomini, inclusi lui e due tenenti. Vennero avvistati dalle truppe del colonnello messicano Francisco de Paula Milán che decise di attaccarli per timore che scoprissero l’entità delle sue forze e potessero svelare l’imboscata che intendeva fare a un convoglio francese in arrivo con cannoni, munizioni e denaro per supportare l’assedio di Puebla.
Dopo aver respinto due cariche di cavalleria, i legionari si rifugiarono in una vecchia locanda notata poco prima, con mura perimetrali alte tre metri. Alla proposta di resa, il capitano Danjou rispose che era pieno di munizioni e intendeva combattere. La sconfitta era certa, ma la Legione non si arrende per così poco.
Il capitano Danjou morì a mezzogiorno. Alla seconda proposta di resa, il sergente Vincent Morzycki gridò in risposta “Merde!” come aveva fatto a Waterloo il visconte di Cambronne. La diplomazia non è la prima qualità della Legione.
Alle due del pomeriggio erano rimasti solo venti legionari in grado di combattere. Senza cibo e senza acqua, sfiniti dal caldo e dalla fatica. Poco dopo morì uno dei due tenenti. Alle sei del pomeriggio le munizioni erano finite e solo cinque legionari, incluso il tenente Maudet, erano ancora in grado di combattere. Tutti gli altri erano già morti (quasi due terzi), feriti gravemente o erano stati catturati.
Non potendo più sparare, il tenente ordinò una carica alla baionetta.
Due legionari caddero subito e gli altri vennero circondati. All’ennesima proposta di resa, il caporale Phillipe Maine accettò a patto che il tenente venisse curato e i sopravvissuti potessero tenere armi e equipaggiamenti.
Alla resa dei legionari, scoprendo quanti pochi ne erano rimasti, il colonnello Milán esclamò: “Non sono uomini! Sono demoni!”
Il capitano Danjou aveva perso una mano nell’esplosione di un moschetto nel 1852, per cui portava una mano finta in legno. La mano venne rubata dal cadavere da un messicano e solo due anni dopo il tenente austriaco Karl Grübert, arrivato con le nuove forze che si erano sostituite alla Legione, riuscì a recuperarla.
Ogni anno, il 30 aprile, la Legione Straniera commemora l’evento e al quartier generale ad Aubagne la mano di legno del capitano Danjou, la più importante reliquia della Legione, viene portata in parata. Più sacra delle Madonne, e senza l’inchino ai mafiosi.
Prosegui con: maggio, dal primo al dieci del mese.
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