Torna indietro: aprile, dal ventuno a fine mese.
Primo maggio
1851: apre la prima Grande Esposizione Universale di Londra, fortemente voluta dal principe consorte Alberto. Un’idea innovativa, osteggiata come tutte le grandi idee. Alberto la presentò nel 1850 e non ottenne fondi: l’evento, se lo voleva fare, doveva finanziarsi da solo con prestiti e sottoscrizioni, come qualsiasi altro progetto.
Il progetto era innovativo per l’ambizione e il carattere universale: al posto di eventi locali, nazionali, come l’esposizione industriale francese del 1844 o le risposte a Berlino e a Madrid nel 1845, questo sarebbe stato un evento internazionale. Lo scopo era di dimostrare al mondo la superiorità industriale dell’Inghilterra in un contesto in cui ogni nazione avrebbe potuto portare il meglio per sostenere la sfida.
In pochi mesi venne tutto deciso, incluso il luogo in cui realizzarla: un grande palazzo in ghisa e vetro, da costruire dentro Hyde Park. Sarebbe stata una meraviglia a sé: il primo edificio del suo genere, modernissimo con grandi lastre di vetro e blocchi prefabbricati da assemblare, e realizzato in modo da poter essere smontato e spostato al termine dell’Esposizione. E per chi visitava i bagni al suo interno era possibile trovare i nuovi gabinetti dotati di sciacquone realizzati da Jennings: la novità più che nel cesso, che vendeva già da alcuni anni, stava nel concetto di “bagno pubblico”, nuovo per l’epoca.
Tra le nazioni partecipanti anche il Granducato di Toscana, il Regno di Sardegna e lo Stato Pontificio. Samuel Colt portò i suoi revolver, incluso il nuovo Colt Navy. Bakewell mostrò una sorta di fax. Sarei curioso di sapere cosa portò il Papato…
Nei cinque mesi di apertura l’Esposizione venne visitata da sei milioni di persone, pari a un terzo della popolazione della Gran Bretagna dell’epoca (a Expo 2015 si attendono 20 milioni di visitatori, pari a 1/3 della popolazione dell’Italia, direi che il paragone ci sta). Il prezzo dei biglietti variò molto, all’inizio più cari con anche abbonamento e poi meno costosi. Si fissarono da fine maggio su tre tariffe di cui una il sabato a 5 scellini (la più alta) e una dalla domenica al giovedì a solo 1 scellino (pari a poco meno di 5 sterline di oggi, ovvero 7,5 euro). Per un facile paragone, la tariffa di Expo 2015 è di 34-39 euro (data fissa o data qualsiasi).
Grazie anche al biglietto economico, un quinto di quello attuale, l’Esposizione ebbe un successo clamoroso e ripagò tutte le spese, permettendo con i soldi avanzati anche di realizzare tre nuovi musei.
A Expo 1851 vi fu un singolo Palazzo di Cristallo di 92.000 metri quadri per contenere tutta l’Esposizione, largo 564 metri e alto 39. Per capire meglio la questione, da solo è più grande di metà Expo 2015 (170.000 metri quadri in tutto). Per fare un ulteriore confronto, il grande Padiglione Italia di Expo è di appena 13.000 metri quadri. E non è fantascientifico, per noi oggi, come lo era invece il Palazzo di Cristallo per l’epoca. Più passa il tempo, e più ci si sente nani che scendono dalle spalle dei giganti per timore dell’altezza…
2 maggio
1889: firma del trattato di Uccialli con cui il nuovo imperatore d’Etiopia, Menelik II, riconosce le acquisizioni territoriali del Regno d’Italia in Eritrea, dichiara l’amicizia tra le due nazioni, vengono aperti scambi commerciali e l’Italia concede un prestito all’Etiopia.
Sfortunatamente l’amicizia non durò a lungo e già nel 1890 vi furono le prime tensioni, quando l’Etiopia intrattenne relazioni diplomatiche con la Russia. Secondo l’Italia l’Etiopia doveva delegare ogni rapporto con le grandi potenze all’Italia, divenendone un protettorato sotto questo aspetto. L’Etiopia non era d’accordo.
Da dove nasceva la questione? Il trattato era stato ratificato in due versioni, in italiano per la firma dell’Italia e in amarico per la firma dell’Etiopia. Le due versioni non erano uguali.
La versione in italiano diceva chiaramente “Sua Maestà il Re dei Re d’Etiopia consente di servirsi del Governo di Sua Maestà il Re d’Italia per tutte le trattazioni di affari che avesse con altre potenze o governi” mentre la versione in amarico diceva “icciolaccioàl” al posto di “consente” e quella parola è più simile a “gli è possibile”. La delega era quindi facoltativa, nel trattato firmato dall’Etiopia, obbligatoria in quello dell’Italia.
Questi dissapori portarono a relazioni non proprio liete e infine all’attacco Etiope con la Guerra d’Abissinia del 1895-1896.
Non si sa come e perché i due trattati furono scritti in modo diverso. Essendo a svantaggio dell’Italia, forse qualcuno dei nostri controllò male la versione etiope o non capì l’ambiguità. O controllò male il nostro trattato uno degli addetti di Menelik II. O forse una delle due parti pur di ottenere la firma dell’altra fece una versione più “amichevole”, sperando che non sarebbe mai successo nulla e che la delega sarebbe stata automatica lo stesso.
Certezze sulla questione non mi risulta ci siano.
L’illustrazione fa riferimento a una visita del 1898 di Menelik al nostro plenipotenziario, il capitano Ciccodicola, dopo la Guerra d’Abissinia.
3 maggio
1855: William Walker parte da San Francisco con circa 60 mercenari alla conquista del Nicaragua. Si unirono a lui all’arrivo altri 100 mercenari statunitensi e 170 mercenari locali. Walker era al servizio del Partito Democratico del Nicaragua, dal 1854 in guerra civile con il Partito Conservatore. Il 13 ottobre Walker conquistò la capitale dei Conservatori e vinse la guerra, governando il Nicaragua tramite un presidente provvisorio che usava come una marionetta.
William Walker aveva studiato e praticato come medico, poi come avvocato e come giornalista. Alla fine decise che la sua missione nel mondo era di conquistare terre nell’America Latina e annetterle come stati schiavisti agli Stati Uniti. All’epoca quella pratica era chiamata “filibusta”: la parola filibustieri (o saccheggiatori, “freebooter”, semplicemente) non era sinonimo di corsari o di bucanieri, indicava mercenari che facevano il proprio comodo, in particolari in America Latina.
Walker era uno di loro. E sapeva fare bene il suo lavoro, perlomeno finché si trattava di vincere guerre civili e prendersi il potere al posto di chi lo aveva chiamato. Fu presidente, ogni volta per pochi mesi, di tre stati diversi. La sua prima conquista fu la Bassa California nel 1853, strappata al Messico con un gruppo di appena 45 mercenari iniziali, ma poi dovette andarsene quando il Messico dimostrò di non volerlo lasciar fare.
Tornato in California, stato USA nato solo pochi anni prima, venne addirittura processato per aver condotto una guerra illegale: e pensare che lui proprio dagli USA sperava di ottenere rinforzi! Naturalmente venne assolto in pochi minuti: le simpatie negli USA verso simili avventurieri erano molto diffuse. Tant’è che quando conquistò il Nicaragua, il presidente Pierce degli USA riconobbe il suo governo! E questo diede il via tra i mercenari USA a una smania di conquistare Costa Rica, Honduras, Guatemala, in pratica qualsiasi nazione percepita come debole e instabile.
Questo caos portato dai molti gruppi di mercenari che infestavano l’America Latina aveva irritato particolarmente la Gran Bretagna. Con i baffi vibranti di sdegno e il tè che tremava nelle tazze, decisero di non tollerare altri casini che avrebbero potuto impedire la realizzazione di un canale per unire Atlantico e Pacifico.
Quando Walker si avvicinò all’Honduras britannico e all’area del Nicaragua all’epoca in mano britannica, la flotta lo intercettò, arrestò e consegnò all’Honduras che lo fece fucilare. Aveva 36 anni.
Tutto è bene quel che finisce bene!
4 maggio
1861: il generale Manfredo Fanti, ministro della guerra, annuncia la nascita dell’Esercito Italiano come nuova denominazione della vecchia Armata Sarda.
“Vista la legge in data 17 marzo 1861, colla quale S.M. ha assunto il titolo di Re d’Italia, il sottoscritto rende noto a tutte le Autorità, Corpi ed Uffici militari che d’ora in poi il Regio Esercito dovrà prendere il nome di Esercito Italiano, rimanendo abolita l’antica denominazione di Armata Sarda.”
Firmato
Manfredo Fanti,
Ministro della Guerra.
5 maggio
1860: i Mille di Garibaldi partono da Quarto, sui piroscafi Piemonte e Lombardo. Dieci mesi dopo nascerà il Regno d’Italia. Viva l’Italia! Vive il Re! Viva la Libertà!
6 maggio
1844: apre a Londra la prima pista di ghiaccio per pattinare al chiuso, il Glaciarium. Va bene, non era esattamente ghiaccio d’acqua: la pista era un composto di grasso di maiale e sali chimici. E come potete sospettare, puzzava.
Dopo la prima passione iniziale per il pattinaggio al chiuso, i ricchi si stancarono della puzza. Si dovrà aspettare il 1876 per avere un nuovo Glaciarium a Londra, molto più simile alle piste di ghiaccio che appaiono nelle nostre città ancora oggi.
Il nuovo Glaciarium venne realizzato da John Gamgee, un tizio che da alcuni anni si occupava di refrigerazione per il trasporto della carne dall’Australia o dalla Nuova Zelanda, brevettando un suo metodo nel 1870.
Le carcasse animali sono utili, ma non sono il massimo del divertimento: Gamgee decise di applicare la sua invenzione per far divertire le persone. Costruì una base di cemento, terra, assi di legno e peli di mucca e sopra questa base collocò i suoi tubi di rame in cui veniva pompata una soluzione di etere, acqua, glicerina e perossido di azoto. Questa vasca coi tubi era riempita d’acqua ed ecco fatto: la soluzione refrigerante pompata nei tubi faceva ghiacciare l’acqua.
Il sistema non era perfetto, era molto costoso e produceva troppa nebbiolina, per cui dopo un iniziale successo e l’apertura di altre due piste Gamgee dovette chiuderle tutte nel 1878. Ma la sua idee era vincete: altre piste nacquero sfruttando il suo brevetto o altri perfezionati negli anni subito successivi.
Nell’illustrazione, il Glaciarium nel 1876.
7 maggio
1898: Bava Beccaris ordina di sparare sulla folla affamata a Milano. Reazione proporzionata e normale. Circa. Dalle sue memorie «Credo che gli stessi miei avversari mi avrebbero giudicato un pauroso minchione, se li avessi lasciati liberi di gettare nuova esca al fuoco.»
Ah, ottimo ragionamento, invece così è andata molto meglio… beh, in effetti il mese dopo il Re, con la ferrea giustizia che contraddistingue i migliori sovrani, lo fece Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia. Ben gli sta!
Alla sua morte, nel 1924, venne ricordato dai colleghi senatori. Come disse Di Giorgio, ministro della guerra:
“Il generale Bava Beccaris poté dimostrare quanta nobiltà si può portare nell’adempimento di un doloroso dovere, e con quanta dignità si possa poi sopportare l’ingiusto rancore d’una folla fuorviata.”
Maledetti milanesi che prima pretendono di farsi sparare con le loro pretese egoiste di mangiare e poi sputano rancore su chi li accontenta!
8 maggio
1848: la prima battaglia per l’Italia, a Cornuda! Papa Pio IX per codardia propria e dei cardinali decise di togliere l’appoggio concesso inizialmente alla causa italiana. Il generale pontificio Durando, ribellatosi al Papa voltagabbana, giunse in Veneto coi suoi uomini per aiutare gli insorti contro l’Austria, assieme ai volontari del generale Ferrari.
Appena 4mila tra soldati pontifici ribelli e volontari italiani al comando di Ferrari affrontarono 22mila austriaci. I 50 Dragoni pontifici si sacrificarono per l’Italia, facendosi spazzare via: ne morirono 40, ma gli austriaci ne furono così colpiti da tentennare e prender tempo. Il tempo in più non bastò a Durando per portare i rinforzi e Ferrari decise di ritirarsi. Cornuda venne occupata dai soldati austriaci.
Finita la disastrosa Prima Guerra d’Indipendenza Italiana, Durando lasciò il Vaticano e passò al servizio del Regno di Sardegna. Nel disegno, Durando.
9 maggio
1911: le opere di Gabriele D’Annunzio sono inserite nell’Indice dei Libri Proibiti del Vaticano.
Nella foto, D’Annunzio posa come un novello sirenetto sulla spiaggia di Francavilla, scatenando l’invidia degli uomini meno virili di lui e i sospiri amorosi di altri uomini il cui matrimonio è solo di copertura.
L’ussaro Branca ha censurato la parte più sconcia. Ho impiegato 20 minuti a decidere se piazzarlo lì o sulla faccia…
10 maggio
1872: Victoria Woodhull è la prima donna candidata alla presidenza degli Stati Uniti, per il Partito dei Pari Diritti, ad appena 33 anni.
Figlia di una seguace analfabeta delle teorie del mistico austriaco Franz Mesmer e di un truffatore che vendeva come cura miracolosa olio di serpente, Victoria non ebbe molta fortuna con il suo primo matrimonio, a 15 anni. Il marito era un alcolizzato e un donnaiolo, tant’è che Victoria dovette lavorare per mantenere la famiglia, e al suo alcolismo Victoria attribuì il ritardo mentale del primo dei due figli avuti con lui.
Questo primo matrimonio, concluso col divorzio in poco tempo, lasciò a Victoria una pessima opinione della condizione femminile negli USA. Da donna divorziata, con figli, era mal vista dalla società, cosa che invece a un uomo sposato che aveva delle amanti non accadeva.
Il matrimonio era un vincolo che rendeva schiava la donna, privandola del controllo sul proprio corpo. Una forma di prostituzione. Victoria iniziò ad avvicinarsi alle idee sull’amore libero e sul diritto delle donne di decidere per sé dell’uso dei propri genitali. Solo tramite il controllo del proprio corpo, pensava, la donna avrebbe ottenuto poi anche il semplice rispetto da parte del’uomo.
Naturalmente il femminismo non era l’unico aspetto rilevante di Victoria, altrimenti sarebbe solo una suffragette tra le tante e non avrei nemmeno parlato della sua candidatura alla presidenza. Victoria non era una “donna e basta” di cui parlare solo per un primato cronologico: era dotata di grande intelligenza e abilità.
Nel 1870, all’epoca già sposata da alcuni anni con il colonnello Blood, il suo secondo marito, Victoria e sua sorella Tennie divennero le prime broker donna di Wall Street. Non furono una semplice curiosità, ci sapevano fare: in poco tempo fecero molti soldi con la Woodhull, Claflin & Company, divennero le “Regine della Finanza” e si attirarono l’odio di certi giornali che le accusarono, per il loro frequentare ambienti maschili senza chaperone, di essere immorali e forse addirittura delle puttane.
Con i soldi ottenuti le sorelle fondarono un giornale che aveva lo scopo dichiarato di supportare la candidatura a presidente degli USA di Victoria. Il giornale si occupava di una gran quantità di argomenti ritenuti tabù o poco rispettabili: diritti delle donne, dieta vegetariana, educazione sessuale, prostituzione, gonne corte e spiritualismo. Pubblicarono anche il Manifesto del Partito Comunista di Marx e Victoria aderì alla Prima Internazionale.
Già, dimenticavo di dire che una parte dello spirito del padre truffatore non mancava alla figlia: uno dei finanziatori che resero possibile la Woodhull, Claflin & Company era un ammiratore di Victoria per le sue doti di medium con il mondo degli spiriti. Fu anche una “guaritrice” itinerante di successo con la magnetoterapia, facendo parecchi soldi. D’altronde, per chi intende occuparsi di politica mi pare il minimo una dose di ciarlataneria.
Lei, sua sorella e il colonnello Blood vennero pure arrestati per i contenuti scandalosi apparsi su un numero del giornale, pochi giorni prima delle elezioni. Avevano parlato degli affari illeciti di un importantissimo reverendo protestante, dedicando un numero intero alla difesa dell’amore libero.
Una donna decisamente interessante.
Prosegui con: maggio, dall’undici al venti del mese.
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