Cosa potrà mai succedere a combinare un appuntamento al buio in aperta campagna con due straniere appena conosciute che potrebbero essere delle mignotte? Niente, a parte finire in un giro di sacrifici umani e maledizioni slave, tra criminali pugliesi disposti a vendere pure la propria madre agli strigoi rumeni e coraggiosi immigrati rumeni disposti ad aiutare il protagonista contro forze misteriose che non comprende.

Illustrazione di Manuel Preitano
Alessandro vive a casa coi genitori, non ha un lavoro e la sua ragazza gli fa le corna.
La sola prospettiva nella sua vita è di laurearsi fuori corso in Filosofia e finire a fare il cassiere al supermercato.
Ma potrebbe andare peggio: quando insieme a un amico incontra in un casolare abbandonato due belle rumene conosciute su Facebook, la sua vita di merda ha una svolta inaspettata.In fuga nelle campagne pugliesi, tra ulivi e masserie, Alessandro affronta streghe in grado di portare sfiga con la sola forza di volontà e finisce nel mezzo del mondo nascosto del sovrannaturale slavo. Armato del proprio umorismo nero per sdrammatizzare i disastri e con l’aiuto di un giovane macellaio rumeno dall’italiano non proprio impeccabile, Alessandro dovrà aprirsi la strada verso la salvezza a colpi di ferro da cantiere appuntito e bottiglia rotta.
Un’opera fuori dal comune.
Il genere di opera che nessun editore a me noto, in Italia, avrebbe portato: perché ci sono molti riferimenti alla cultura popolare (alcuni lo vedono come un problema, ma diverse opere famose ne sono zeppe) e, soprattutto, perché gli immigrati rumeni della storia parlando come normali slavi immigrati e quindi con una certa difficoltà a pronunciare le consonanti doppie (vabbé i rumeni non sono proprio slavi, ma la pronuncia è quella). Suona un parlato un po’ sbilenco, un po’ caricaturale e quindi un pelino razzista, ma sarebbe da cialtroni e da VERI razzisti dare a questi personaggi una proprietà di linguaggio da De Sanctis o Manzoni.
Per lo stesso motivo i personaggi più grezzi, come Nino, parlano un italiano con inflessioni ed espressioni che danno un’idea generale di Meridione. E parole inglesi a caso, scritte sbagliate, nel puro stile pugliese! Niente dialetti però, eh, è tutto perfettamente leggibile in italiano!

Senza nemmeno farlo apposta, due lettori pochi giorni fa mi hanno inviato questa foto dalla loro vacanza in Puglia: il rotolo”banny”.
Come si può capire dalla descrizione, nella linea tradizionale (ereditata dal teatro greco) che delinea le opere tra i due estremi di Tragedia e Commedia, Blestemat si trova più orientato verso la commedia. Perfino più di Caligo. La reazione umoristica del personaggio è forte, molto forte, pur non arrivando ai livelli estremi di “difesa” dai traumi presente nel diario del protagonista in L’uomo di Marte (romanzo affascinante) che affrontava sfide e paure ben superiori a quelle del nostro Alessandro. Tutto l’opposto dell’estrema serietà di Abaddon, insomma.
Anche il linguaggio strano contribuisce alla comicità: rimanere seri come becchini tra un “pillamatonna” e un “cazo so io!” non è la cosa più facile del mondo.
L’autore nuovo è Federico Russo (il suo blog). Troverete maggiori informazioni su di lui nelle “note dell’editore” dentro l’opera, ma vi anticipo che è un giovane (24 anni) autore che da anni si interessa di scrittura e che è molto migliorato nel corso del tempo. Avremo modo di parlare di lui e sentire le sue opinioni nei prossimi articoli. Vi farà divertire, fidatevi! 😉
Qui la scheda di Blestemat
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