Fin dall’inizio Vaporteppa si prefiggeva di essere una collana mista, con tutte le opere in digitale e alcune anche in cartaceo. Il problema era come divenire così: il cartaceo tradizionale, in cui prima si stampano i libri, poi si spera di venderli e intanto li si colloca con scatoloni su scatoloni in qualche magazzino, era già un modello fallimentare per la piccola editoria “tipica”.
Tutti i costi subito, forse qualche ricavo dopo.
Sovrapproduzione? Sempre e comunque: per i piccoli editori spesso di oltre il 90%, quando un romanzo va sufficientemente bene del 40%, minimo fisiologico di rese del 20%. Un modello di business che non funzionava 20 anni fa, quando tutto andava bene, e non funziona ora che la crisi colpisce da anni. Entreremo nel dettaglio in futuro sui motivi che lo rendono un modello fallimentare.
La carta in sé però non è fallimentare.
Sarà meno efficiente del digitale, sarà più costosa, ma non è automaticamente fallimentare. Come separare il libro di carta da un modello di business fallimentare a cui era ormai all’apparenza connessa in modo indissolubile? La carta non è il business disfunzionale dell’editoria tradizionale. La carta è solo la carta. Bisogna cambiare modello di business per farla sopravvivere, a meno di non essere Newton Compton. Notate: non ho detto Grosso Editore generico perché sono quasi tutti in enormi guai, ho citato il caso più lampante (e anomalo) di editore molto importante che fa pure un sacco di soldi unendo un’ottima gestione dei cartacei a un’ottima gestione del digitale.

Questa è la fine di gran parte dei libri, nell’immondizia senza essere stati né letti né comprati. La loro carta riciclata alimenta in parte i nuovi libri, che faranno la stessa fine. E avanti così, spreco dopo spreco di soldi e alberi.
La risposta è cambiare modello di business.
Farla finita con lo Stampa-E-Prega e lanciarsi sul Print on Sale (POS). Il Print on Sale è come il Print On Demand? No. Il POS è come il POD è sempre dovuto essere e raramente è stato. Il Print on Demand in teoria prevedeva la stampa dell’opera se vi era richiesta, ma in realtà la “richiesta” non era quella del cliente: spesso era quella dell’editore. In pratica il POD si limitava a permettere la stampa digitale di piccoli lotti (25-500 copie) di opere che in piccoli lotti sarebbe stato anti-economico produrre con la tradizionale stampa con le lastre. Salendo coi numeri, andando su alcune migliaia di copie, la stampa tradizionale con le lastre è più economica della stampa digitale. E quando si fanno i bestseller si arriva a stampare in rotativa, sistema molto efficiente (seppure un po’ più impreciso) che richiede grandi numeri, il metodo con cui si stampano i quotidiani.
Ma cos’è nella sua essenza il POS, Print on Sale?
È aggiungere il passaggio che mancava: unire la stampa alla richiesta del cliente. Unire il negozio alla tipografia, in pratica. Non per forza fonderli, ma permettere loro di interfacciarsi. Non deve essere l’editore a dire “Mi servono 100 copie da dare a 20 librerie amiche diverse, sperando qualcuna venda” (e trovandosene 80 che tornano indietro invendute due mesi dopo), sarà il negozio online a dire “Ehi, ho venduto una copia proprio ora! Tipografia, stampa subito e mandala all’indirizzo indicato!”
Non è molto più efficiente? Zero sprechi. I costi di stampa solo quando si vende la copia, non prima, perché non si stampa nulla senza averlo già venduto. Vi ricorda il modo in cui si vendono gli elettrolibri? Esatto. 🙂
Per arrivare al modello che desideravamo, questo modello sostenibile a livello economico, c’è voluto un annetto in più. Ma ora ci siamo.
Questo è l’obiettivo del servizio POS di StreetLib!
Si parte con la connessione tra StreetLib e CreateSpace di Amazon, per cui solo su Amazon per ora sarà possibile acquistare i cartacei, ma in futuro l’obiettivo è di trovare il modo di coinvolgere nuove tipografie e le altre librerie online (e anche le librerie tradizionali) per creare un nuovo modello editoriale più efficiente in cui la carta non debba morire per forza! Il servizio di StreetLib permette di non avere alcun bisogno di figure esperte (anche a livello di tassazione e contratti con l’estero) per comunicare con Amazon, perché in cambio di un 10% fa da filtro e l’editore può tranquillamente fatturare verso un’altra azienda italiana[Nota]. Zero problemi, zero fastidi, solo una piccola cifra. 🙂
Unico svantaggio?
I prezzi naturalmente non possono essere bassi come quelli di un editore che stampa (spariamo una cifra bassissima se uno punta alla distribuzione tradizionale) 3000 copie o quelli di uno che ne stampa 50.000 o 100.000 (più stampi e più il costo per singola copia si riduce, fino a divenire poco incisivo). Come diceva Avanzini di Newton Compton: loro hanno i meccanismi, i libri giusti, il giusto modo di lavorare per fare molti soldi vendendo bestseller a 9,90-12,90 euro che Mondadori o altri potrebbero vendere solo a 17-19 euro… figuratevi noi che speranze abbiamo di poter eguagliare quei prezzi! Nessuna.
Ma questo non significa che i prezzi saranno alti!
CreateSpace di Amazon, il sistema con cui si stampano i libri tramite StreetLib, pone un costo di stampa dell’opera a pagina identico qualsiasi sia il formato della pagina. Facile così capire che usando un formato pagina standard piuttosto grandino (da romanzo voluminoso, 6×9 pollici, pari a 15×22,8 cm, come i volumi dei bestseller appena usciti), evitando sprechi e accontentandosi di 1 solo euro di margine per l’editore, Vaporteppa può garantire che libri da 110.000 parole come Gli Dei di Mosca non superino i 16,99 euro!
E Gli Dei di Mosca di Michael Swanwick è proprio il nostro primo cartaceo già in vendita ora!
- Foto con luce al chiuso.
- Foto al sole. Dal vivo è più giallina e molto meno rosata.
- La mia copia è già un po’ vissuta a furia di strapazzarla! ^_^”
Cosa intendo con “evitando sprechi”?
Visto che ogni pagina extra aumenta di 4 centesimi il prezzo di copertina, toglieremo la lunghe e ricche postfazioni che ora rendono speciali i nostro elettrolibri e le metteremo online, lasciando in fondo al libro l’indirizzo a cui trovarle. Le opere di Bizarro Fiction non avranno la lunga postfazione di Chiara Gamberetta e opere come Abaddon non avranno lunghe dissertazioni su grammatica, silenziatori, mitologia e antidolorifici.
Ricordate: il bello del digitale è proprio che aggiungere 25 pagine non costa niente… se lo facciamo con la carta il prezzo di copertina per compensare ci sale di 1 euro. Il vantaggio di usare i 6×9 pollici, un formato standard e diffuso, è che le pagine si riducono di numero e quindi cala il prezzo: se, usando un formato minore (da tascabile) o caratteri grossi da libro per ragazzini (noi usiamo la dimensione tipica delle altre opere “normali” in commercio), Gli Dei di Mosca invece di 256 pagine fosse stato di 306 pagine, il prezzo sarebbe salito da 16,99 a 18,99 euro. Sarebbe stato stupido, no?
Tantissime nostre uscite future come Abaddon o Caligo costeranno al massimo 13,99-14,99 euro: abbiamo deciso con gli autori italiani di fare 1 euro a testa, metà e metà, su ogni copia. Quale sarà quindi il nostro prezzo? Quello che permetterà 2 euro di margine da dividere: certe volte sarà 15,99, altre volte sarà 12,99… o perfino 9,99. Dipende da quanto sarà grande l’opera. ^_^
Sì, avete capito giusto: un cartaceo da, immaginiamo, 14,99 euro che venderemmo in digitale a 4,99 euro, a noi e all’autore permette un margine inferiore a quello che otterremo col digitale. Quando comprate digitale, in soldoni, spendete molto meno e ci fate più felici. -_^
Gli autori stranieri per ora hanno preferito formule tradizionali, col 10% di royalties a copia, per cui sulle opere più brevi di Carlton Mellick III, quando usciranno, noi e l’autore guadagneremo la stessa cifra (1 euro o poco meno), mentre su quelle più grandicelle, come già avviene con Gli Dei di Mosca, noi guadagneremo molto meno dell’autore.
Prezzi più alti, meno vendite: non è una scelta saggia, ma va bene così. Comunque si tratterà anche nei casi peggiori di prezzi in linea con il mercato editoriale (come i 16,99 euro de Gli Dei di Mosca), mentre le opere italiane saranno le più economiche del catalogo!

Esempio dell’impaginazione de Gli Dei di Mosca: caratteri di dimensione normale per un romanzo, bordi laterali bianchi ampi ma non troppo (1,7 cm: in future opere lo espanderemo a 2 cm, che è un bel margine largo) per non sprecare troppa carta ottenendo comunque un libro “professionale” e ben impaginato che si apre bene e si legge bene anche al centro.
Per ora abbiamo un solo cartaceo in vendita su Amazon, ma presto ne arriveranno altri!
Buona lettura!
P.S.
Solo per oggi, domenica 20 settembre, in cui si ricorda l’episodio risorgimentale ad alto contenuto simbolico e patriottico della breccia di Porta Pia del 1870, Gli Dei di Mosca è in super offerta giornaliera a soli 0,99 euro! Hai tempo solo fino a mezzanotte: approfittane! ^__^
Nota sulle fatture.
Se non avete colto al volo la differenza enorme tra usare CreateSpace/LULU da soli e passare tramite StreetLib POS, probabilmente è perché non siete editori o non siete granché addentro ai meccanismi di un’azienda. La comodità di poter fatturare da azienda italiana ad azienda italiana non è da poco: si risparmiano un sacco di casini, dubbi e problemi abbastanza difficili da gestire, che richiederebbero un dipendente specializzato in queste questioni.
No, non si può fare “in nero” (come fanno quasi tutti gli autopubblicati: viva l’onestà, eh) e non si può fare “alla buona”. Se sbagli qualcosa la Finanza ti apre in quattro con le multe. Difatti, come potete notare, pochi editori usavano i vari POD “stranieri” nonostante la loro disponibilità da diversi anni.
StreetLib POS ha da subito avuto un discreto successo perché elimina un livello di complessità che bloccava molti e azzera la paura di sbagliare qualcosa e trovarsi multe su multe. Ora sai qual è la questione e hai un elemento in più per distinguere chi non sa nulla di editoria da chi sa di cosa parla: essere dentro o meno alle questioni fiscali e burocratiche a sufficienza da capire la comodità, per molti, del fatturare da azienda italiana ad azienda italiana. 🙂
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