Schiaparelli: scienza e fantascienza su Marte

Schiaparelli nel 1865

Schiaparelli a 30 anni, già direttore dell’osservatorio di Brera. Sì, all’epoca i giovani capaci facevano carriera.

Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910), astronomo, storico e senatore italiano. Dal 1862 direttore dell’osservatorio di Brera, nello stesso anno  propose una connessione tra meteore e stelle cadenti nel saggio Note e riflessioni intorno alla teoria astronomica delle stelle cadenti. Scrisse sulla storia dell’astronomia e sulla rotazione di Venere, disegnò un planisfero di Mercurio, osservò le stelle doppie compiendo circa undicimila misurazioni e fu un pioniere della statistica stellare, ma sopra ogni cosa è ancora oggi ricordato per la attente osservazioni di Marte e per le mappe che ne disegnò dal 1877 in poi.

Grazie a Schiaparelli, o meglio a un errore di traduzione dei suoi “canali” di Marte, Percival Lowell si convinse della presenza di vita intelligente sul pianeta rosso. Schiaparelli, come è possibile leggere nei suoi scritti, non si oppose a questa idea e fu anzi favorevole all’ipotesi che i canali, con le loro peculiari dinamiche, fossero gestiti da esseri intelligenti. Nulla di straordinario in ciò visto che l’ipotesi della presenza di vita su Marte fu molto diffusa fino a quando Alfred Russel Wallace la fece vacillare l’idea con il libro Is Mars habitable? (1907) e infine Eugenios Michael Antoniadi dimostrò (1909) che i canali erano solo un’illusione ottica.

Oggi voglio consigliarvi la lettura di tre articoli di Schiaparelli raccolti in un elettrolibro (gratuito) con il titolo La vita sul pianeta Marte. Sono articoli di areografia (“geografia marziana”) che vennero pubblicati sulla rivista Arte e Natura tra il febbraio 1893 e il dicembre 1909.
Forniscono uno spaccato curioso sugli studi legati all’osservazione di Marte a fine Ottocento, quando gli astronomi si trovarono di fronte ai continui mutamenti di numero e dimensioni dei “canali” marziani, come se fossero letti colossali di fiumi in piena, e di estensione invernale e riduzione estiva dei ghiacci polari come se alimentassero quei fiumi sciogliendosi.

Non val la pena entrare nel dettaglio dei discorsi scientifici, molto ben trattati nell’opera: Schiaparelli era un ottimo divulgatore, il testo si legge con gran piacere (per i feticisti grammaticali anche col piacere degli accenti ribaltati come avveniva cento anni fa, con “perchè” al posto di “perché”) ed è lungo appena 20.800 parole. In una serata lo si divora. Non ve ne pentirete. E ricordiamolo ancora, questo pezzo ammirevole di storia della scienza patria è gratis.

Giovanni Virginio Schiaparelli francobollo

Francobollo commemorativo per i cento anni dalla morte di Giovanni Virginio Schiaparelli.

Più interessante invece presentare la terza parte del secondo articolo di Schiaparelli perché dentro vi si nasconde un autentico articolo di Fantascienza. Ammirate l’incipit:

Concediamo ora alla fantasia un più libero volo; sempre appoggiati, per quanto è concesso, al fondamento sicuro dell’osservazione e del ragionamento, tentiamo di renderci conto del modo, con cui sarebbe possibile in Marte l’esistenza e lo sviluppo di una popolazione d’esseri intelligenti, dotati di qualità e soggetti a necessità non troppo diverse dalle nostre: e sotto quali condizioni si potrebbe ammettere, che i fenomeni dei così detti canali e delle loro geminazioni possano rappresentare il lavoro di una simil popolazione. Ciò che diremo non avrà il valore di un risultato scientifico, ed anzi confinerà in parte col romanzo. Ma le probabilità a cui per tal modo arriveremo non saranno minori che per tanti altri romanzi più audaci e meno innocui, che sotto il sacro nome di scienza si stampano nei libri e si predicano nelle assemblee e nelle Università.

Puro articolo di Fantascienza Hard: si impone un What If (cosa succederebbe se…?) e se ne analizzano le conseguenza in relazione alle conoscenze reali disponibili. Questo è il modo in cui i grandi autori di fantascienza operavano e l’unico modo per discutere di meraviglie fantastiche, sia di Fantasy che di Fantascienza, in modo sensato. Si veda la terza parte dell’introduzione allo Steampunk per il discorso sui What If.

Come doveva essere la vita per i poveri “Marziali”, come li chiama Schiaparelli, costretti ad abitare in un mondo arido in cui l’acqua proviene solo dalle tremende inondazioni causate dal disgelo estivo dei poli e non dalle comode piogge a cui gran parte degli agricoltori terrestri sono abituati? Dovevano fare immensi sforzi per raccogliere l’acqua grazie ai canali e conservarne a sufficienza in qualche modo per sopravvivere un intero anno… che su Marte dura 23 mesi terrestri circa (687 giorni).

Per prima cosa Schiaparelli si lancia a ipotizzare la natura dei canali, evidentemente troppo enormi per servire al solo deflusso delle acque disciolte:

Ciò che noi vediamo là, o che finora abbiam chiamati canali, non sono larghissimi corsi d’acqua, come da alcuno fu creduto. L’ipotesi più plausibile è quella di considerarle come zone di vegetazione, estese a destra e a sinistra dei veri canali, i quali esistono sì lungo le medesime linee, ma non sono abbastanza larghi da poter esser veduti dalla Terra.

Ecco che i canali prendono l’aspetto, ognuno, di un Nilo marziano che porta la vita vegetale e sostiene l’agricoltura come il Nilo con le sue piene faceva in Egitto. Le altre aree del pianeta rimangono sempre gialle, aride per l’assenza di acqua e prive di vegetazione.

Marte, mappa di Giovanni Schiaparelli del 1888

Mappa di Marte realizzata da Giovanni Virginio Schiaparelli a partire dalle osservazioni effettuate tra 1877 e 1888.

Ma questi canali come sono fatti? Ecco che si sbarazza del termine canali a favore del più corretto “valli”, visto che proprio a vallate assomigliano, e ipotizza prima la loro origine naturale. Potrebbero essere avvallamenti di larghezza costante nel loro percorso, come rilevato con le osservazioni, e probabilmente anche di profondità costante. Se però il fondo delle valli fosse semplicemente concavo e naturale allora l’acqua si riunirebbe in una corrente di ampiezza limitata e non potrebbe occuparne i pendii laterali.
Non c’è acqua a sufficienza per avere sia canali profondi che ampi 100-200 km come appaiono dalle osservazioni: la vegetazione deve occupare una gran parte dello scuro visibile, ma senza irrigazione anche dei lati, non nascerebbe vegetazione se non nella piccola parte attorno all’unico fiume presente e quindi la valle non risulterebbe visibile. Alternativamente, per avere tanta vegetazione visibile, l’acqua in sé potrebbe avere scarsissima profondità…

Perché l’acqua e la vegetazione potessero espandersi sopra larghezze di 100 e 200 chilometri, bisognerebbe che il fondo della valle fosse piano e quasi assolutamente uniforme. Avremo allora qualche cosa di simile ad un vasto impaludamento, nel quale potrebbero ottimamente svolgersi una flora ed una fauna somiglianti a quelle della nostra epoca carbonifera.

Sfortunatamente questo non risolve il fenomeno delle geminazioni, ovvero quando i “canali” si sdoppiano in due paralleli, si riavvicinano e infine tornano a essere uno solo. Non potrebbero aumentare di numero e suddividersi se le valli fossero solo enormi paludi. Ecco che appare l’ipotesi di vita intelligente a guidare il deflusso dell’acqua nelle valli:

Non si riesce a comprendere perché in una medesima valle l’innaffiamento e la vegetazione si faccian talvolta sopra una linea unica, tal’altra invece si dividano sopra due linee parallele di larghezza e d’intervallo non sempre eguale in ogni tempo, tra le quali resta uno spazio infecondo o almeno non irrigato. Qui la supposizione di un intervento intelligente è più che mai indicata. E il modo di questo intervento dev’esser determinato dalle condizioni particolari fatte dalla natura ai supposti abitatori del pianeta.

La soluzione? Le valli sono percorse da una serie di canali, disposte come è logico ad altezza maggiore ai lati della valle e ad altezza inferiore avvicinandosi al centro. Dovranno prima essere irrigate le estremità laterali della valle, causando il fenomeno della geminazione (i “canali” che si sdoppiano, osservati da Schiaparelli e da Lowell).

il Gran Prefetto dell’Agricoltura ordina che si apran le chiuse più alte, e che sia immessa l’acqua nei due canali più elevati a destra e a sinistra della valle (segnati colle lettere m m’ nella figura qui sopra). L’irrigazione si estenderà sopra le due zone laterali più alte (cioè mn m’n’); la superficie della valle cambierà colore in queste due zone, l’abitante della Terra vedrà due strisce parallele colorate, cioè una geminazione.

sezione_canale

Sezione di una valle con rappresentazione dei canali.

Con l’irrigazione e la crescita della vegetazione anche attorno ai canali via via più centrali mentre quelli ai lati completano il loro ciclo produttivo e tornano aridi, si avvierà al suo termine anche la geminazione: dalla Terra si osserverà l’avvicinamento dei due “canali” gemelli, nel senso di linee scure, e infine la loro fusione e trasformazione in una singola linea scura osservabile.

E riguardo il conservare l’acqua da bere o per altri usi non agricoli?

E quando il ciclo vegetativo sarà compiuto su tutte le zone della valle, allora soltanto si potranno aprire le porte inferiori per lasciare l’uscita alle acque residue, non senza prima aver riempito i vasti serbatoi necessari all’uso quotidiano di quegli abitanti, e alla coltura dei giardini durante l’intervallo della lunga siccità. Dell’irrigazione avvenuta non rimarrà che qualche traccia accidentale, il terreno ritornerà arido, e l’osservatore terrestre o non vedrà più affatto la valle, o appena ne discernerà qualche lieve indizio.

L’articolo prosegue con qualche altro dettaglio, suggerendo di immaginare laghi artificiali, serbatoi, grandi lavori per gli argini, numerosi opifici ecc. che ne farebbero “certamente il paradiso degli idraulici! ” fino ad arrivare alla questione della politica marziana: il pianeta rosso è davvero bolscevico come sosteneva il gerarca Barbagli, il prode esploratore italiano che per primo mise piede su Marte nel 1939? Secondo Schiaparelli sì, il pianeta era rosso in tutti i sensi:

interessante sarà ricercare qual forma d’ordinamento sociale sia più conveniente ad un tale stato di cose, quale abbiamo descritto; se l’intreccio, anzi la comunità d’interessi, onde son fra loro inevitabilmente legati gli abitanti d’ogni valle, non rendano qui assai più pratica e più opportuna, che sulla Terra non sia, l’istituzione del socialismo collettivo, formando di ciascuna valle e dei suoi abitanti qualche cosa di simile ad un colossale falanstero, per cui Marte potrebbe diventare anche il paradiso dei socialisti.

Compagni Marziani

Ecco i Compagni Marziani quando vennero a rammentarci che la Rivoluzione non ha inizio e non ha fine, la Rivoluzione è eterna. Viva la Rivoluzione.

Interessante sarebbe anche immaginare a che livello debba essere la conoscenza della matematica e della fisica e quale complessità abbiano le leggi dei marziani, ma Schiaparelli lancia solo l’idea di proseguire il volo della fantasia in proprio, usando come spunto quanto ipotizzato nell’articolo:

Di tutto questo, o caro lettore, lascio a te l’ulteriore considerazione. Io scendo dall’Ippogrifo; tu, se ti aggrada, puoi continuare la volata.

Ancora oggi possiamo seguire il consiglio di Schiaparelli e immaginare il Marte dei suoi scritti, ormai scomparso dalla moderna astronomia assieme ai suoi canali, e ridargli vita e prestigio unendo quanto ipotizzato dai suoi studi con quanto noto oggi.
Io ho già provveduto a lanciare qualche idea in questo articolo: ora tocca a voi, ché l’ippogrifo si è rotto la schiena per il mio peso e devo accompagnare Arthur Conan Doyle nei locali di spogliarello specializzati in fatine.

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