Febbraio – dal primo al dieci

Torna indietro: gennaio, dal ventuno al trentuno del mese.

Primo febbraio

1897: nasce la Hanseong Bank, la prima banca moderna della Corea (attualmente Shinhan Bank, in Corea del Sud). Venne fondata da Kim Jong-Han nel 1897 e divenne operativa nel 1900. C’erano solo due stanze, una con il presidente Yi Jae-Won e una con i dipendenti.

La banca faceva affari prendendo in prestito denaro dalle banche giapponesi con tassi di interesse bassi e prestandolo a sua volta al doppio degli interessi ai coreani. Ebbe subito successo perché il doppio degli interessi giapponesi era comunque più economico che prendere soldi a prestito da chiunque altro in Corea (strozzini? Cioè, voglio dire, banche non-moderne?) all’epoca.

Una storiella dice che la prima garanzia su un prestito emesso dalla Hanseong fu un asino che i dipendenti dovettero nutrire e accudire.

Ministro finanze coreano con asino2 febbraio

1868: il castello di Osaka, una meraviglia architettonica, viene incendiato dai soldati imperiali dopo la resa dei ribelli fedeli allo shogunato.
I ribelli fedeli ai Tokugawa si erano rifugiati nel castello di Osaka dopo la sconfitta alla battaglia di Toba-Fushimi. Tokugawa Yoshinobu, lo Shogun che si era dimesso il novembre precedente riconsegnando così i propri poteri all’Imperatore, aveva riunito i propri alti ufficiali e consiglieri militari nel castello per pianificare una nuova strategia.

Tra parentesi, Tokugawa Yoshinobu non aveva tutti i torti per essere passato dalle dimissioni alla rivolta: l’Imperatore non solo non aveva deciso di farlo primo ministro di un futuro governo, ma aveva riempito la capitale Kyoto di truppe dei clan Satsuma e Chōshū e poi aveva privato di titoli e terre Yoshinobu. Il tutto senza che Yoshinobu avesse fatto nulla per meritare una simile punizione, a parte esistere come capo di un clan che aveva governato il Giappone per due secoli trattando gli Imperatori come fantocci per giustificare il proprio potere (il che era comunque normale per in Giappone).

Torniamo al castello. Yoshinobu aveva anche annunciato che avrebbe guidato di persona le truppe, per sollevare il morale dei soldati reduci della sconfitta. Con lodevole coraggio da samurai, la notte dopo scappò dal castello con i suoi fedelissimi per fuggire in nave verso Edo (venne imbarcato su una nave da guerra statunitense). Quando i sostenitori dei Tokugawa scoprirono la fuga da ladro dello Shogun, decisero che non aveva senso morire per un coglione simile. Si arresero senza combattere e consegnarono il castello alle truppe imperiali. Sfortunatamente le truppe imperiali decisero di incendiare il castello e raderne gran parte al suolo.

Il castello di Osaka era il simbolo del potere dei Tokugawa nel Giappone occidentale e nel 1615 era stato al centro delle gesta militari che portarono i Tokugawa al potere incontrastato in Giappone, come dinastia degli Shogun, per due secoli e mezzo.
Venne parzialmente restaurato nel 1928: grazie a una raccolta fondi promossa dal sindaco di Osaka venne ricostruita la torre principale, l’unico edificio del castello ormai visibile nel parco dedicatogli. Nella foto storica, risalente al 1865, potete vedere diverse altre torri poste sulle imponenti mura.

In passato il castello aveva già sofferto molto: due volte nel ‘600 aveva preso fuoco e nel 1843 era stato restaurato ed erano state ripristinate diverse torri, dopo molti anni di scarsa manutenzione, grazie a una raccolta di fondi nella regione. Soldi mal spesi, a giudicare da ciò che accadde 25 anni dopo…

Le forze imperiali utilizzarono le rovine del castello per edificare prima caserme e poi per ospitare l’Arsenale di Osaka dell’Esercito (Osaka Hohei Kosho), un importante centro di produzione di munizioni, armi ed esplosivi che durante la Seconda Guerra Mondiale arrivò a dare lavoro a 60.000 operai.

Osaka_Castle_rampart_in_18653 febbraio

1897: scoppia la guerra greco-turca. In quel ’97 nero in cui l’Ottomano Turco, l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli ach… ai greci, volevo dire ai greci.
Il Regno di Grecia era intervenuto alcuni giorni prima per supportare la rivolta di Creta contro gli Ottomani e quest’ultimi non l’avevano presa bene. Il conflitto tra il colosso dai piedi d’argilla e la piccola nazione eroica portò all’ovvio risultato della sconfitta del piccolo di fronte al grande.

E i lutti non furono poi tanto grandi: solo 3000 tra morti e feriti per i greci, che però ne rifilarono 4400 agli ottomani. Fu una guerra di estensione e violenza molto limitata, nei mesi in cui durò. Nell’insieme l’ira funesta ellenica “anzi tempo all’Orco generose travolse alme d’eroi” più di quanto fece quella ottomana. Un brindisi per questo! ^_^

Il sacrificio dei greci non fu vano: le potenze europee fecero pressioni e alla fine Creta divenne indipendente, seppure formalmente ancora nell’Impero Ottomano.

Guerra greco-turca, 18974 febbraio

1820: Thomas Cochrane, conte di Dundonald, ammiraglio di origini scozzesi al momento al servizio del Cile, con sole due navi e 350 uomini cattura in una notte la città di Valdivia, la più fortificata del Sud America, sconfiggendo 1606 soldati nemici e 118 cannoni.
Durante la Guerra di Indipendenza Cilena, Valdivia era una città in mano agli spagnoli che rappresentava una fortezza e una base di approvvigionamento sicura per i guerriglieri che appoggiavano la Spagna. La città era isolata, circondata dal territorio degli indigeni Mapuche, accessibile solo dalla baia di Corral e circondata da forti con cannoni. Inespugnabile, secondo molti. Cochrane la conquistò perdendo solo sette uomini.

Gli uomini di Cochrane condussero un assalto anfibio notturno a sorpresa presso la Spiaggia degli Inglesi, catturando il forte locale. L’assalto notturno venne proseguito, sfruttando il caos creato dai fuggitivi che si dirigevano verso Forte San Carlos, e anche quella fortificazione venne catturata di sorpresa. Sempre sfruttando il caos, caddero altri due forti. Solo il quinto oppose una certa resistenza, prima di arrendersi.

Finite le conquiste dei primi forti, Cochrane interruppe l’attacco per permettere ai suoi di riposare. Il giorno dopo avrebbero dovuto combattere molto duramente per finire la conquista, pensava Cochrane. Arrivato il mattino, quando l’attacco avrebbe dovuto proseguire, gli altri forti ancora in mano spagnola si arresero senza apparente motivo, se non il panico causato dall’azione eroica della notte.
La città si arrese subito dopo: i soldati fedeli alla Spagna saccheggiarono la città e la abbandonarono nelle mani di Cochrane.

E con lo spirito dell’assalto di Cochrane, Vaporteppa spegne le candeline del compleanno nella notte dell’editoria italiana: il 4 febbraio 2014 veniva annunciato il progetto e mostrato il sito. 🙂

cochrane valdivia 18205 febbraio

1885: Leopoldo II del Belgio ottiene una vasta area del Congo come proprio dominio personale. Sarà lo Stato Libero del Congo (État indépendant du Congo), proprietà diretta del Re, come confermò il parlamento del Belgio, non della nazione.
Come presidente dell’Association Internationale Africaine, Leopoldo II aveva condotto un gioco abilissimo tra le diplomazie europee durante la Conferenza di Berlino, convincendole una per una della desiderabilità che una parte rilevante del Congo venisse assegnata al Belgio.

I francesi infatti non lo volevano vedere in mano tedesca o britannica. I britannici non lo volevano, pensavano che sarebbe stata una colonia improduttiva, ma allo stesso tempo non volevano farlo avere ai francesi. La Germania non era interessata al Congo, però non voleva che fosse britannico o francese, e così via gli altri paesi. Il Belgio sembrava il candidato ideale per soddisfare tutti.

Leopoldo II estorse perfino il consenso del presidente USA, promettendo che come presidente di un ente umanitario avrebbe fatto di tutto per amministrare il Congo nel migliore interesse della popolazione locale allo scopo di renderla indipendente e capace di autogovernarsi. Sì, come no.

Tutto ciò che interessava a Leopoldo II del Congo erano i soldi da strizzarne fuori. E in Congo i soldi significavano, all’epoca, la gomma! Ma la gomma locale non si trae dai tronchi di una pianta: si strizza dalle liane. I negri del Congo erano obbligati a consegnare grandi quantità di gomma che dovevano ottenere tagliando i rampicanti e rotolandosi sopra, per far poi essiccare la gomma sulla propria pelle e strappandola via in modo, immagino, alquanto doloroso.

A garantire la sicurezza e la raccolta delle quote di gomma era la Force Publique, un esercito privato formato da ex militari del Belgio e ogni sorta di feccia mercenaria attirata dal puro guadagno, ottenuto con qualsiasi mezzo disumano.
Le tribù cannibali del nord del Congo venivano impiegate per terrorizzare le altre tribù, come milizie capeggiate da ufficiali belgi bianchi durante le raccolte della gomma.

Se i villaggi non raccoglievano la quota di gomma richiesta, dovevano dare una certa quantità di mani umane per compensare la “pigrizia”. La mano simboleggiava l’esecuzione dei pigroni perché in teoria andava presa ai cadaveri, ma in realtà i tizi spesso rimanevano vivi e continuavano a lavorare con l’altra mano.

Peccato che spesso le quote di gomma erano così folli che nemmeno lavorando con il doppio delle persone e 24/7 si sarebbe potuto soddisfarle. Perché fare una follia simile, perché voler ottenere il massimo della gomma ottenibile e in più anche le mani?

Perché la Force Publique riceveva denaro extra in base alla produzione: portare più ceste di mani permetteva di guadagnare più soldi nel giorno di paga. Mercenari bianchi avidi fino alla follia a capo di bande di cannibali mutilatori. Roba che fa sembrare i nazisti membri della Caritas, quasi.

Negli anni 1885-1908 in cui la mostruosità dello Stato Libero del Congo proseguì,  si stima che morirono tra i 5 e i 20 milioni di congolesi. Stime credibili ritengono che i morti complessivi furono tra gli 8 e i 10 milioni, ma ci sono storici che le contestano scendendo fino ad appena un milione (minimo). Non è facile fare stime perché non era nota esattamente, ma solo stimata, la popolazione locale. La popolazione dell’area assegnata a Leopoldo II nel 1885 era stata stimata di almeno 30 milioni di persone. Senza contare tutti i mutilati sopravvissuti.

Questo orrore di solito non viene sottolineato abbastanza, o nemmeno viene insegnato, nelle scuole. Forse perché dei negri non importa a nessuno, al di là di finti moralismi e finti perbenismi antirazzisti. Eppure quei 10 milioni di negri, per me, non contano meno dei 6 milioni di ebrei.
Quei 10 milioni di negri contano perfino meno delle vittime del Belgio causate nella Prima Guerra Mondiale dall’occupazione tedesca! Dello “stupro del Belgio”, una carezza affettuosa rispetto al comportamento dei belgi in Congo, a scuola si parla almeno di sfuggita!

Ancora oggi in Belgio la posizione dominante tra la popolazione è il negazionismo. E a quanto pare anche del negazionismo del Belgio pare non importi molto a nessuno, ma se qualcuno nega l’olocausto degli ebrei è subito uno scandalo. Ciò che gli europei fecero in Africa (lontano dagli occhi, lontano dal cuore?) non importa quanto ciò che gli europei fecero in Europa: ci sono olocausti di serie A e olocausti di serie B.

A denunciare l’orrore del Congo di Leopoldo II si lanciarono in molti: l’esploratore italiano Pietro Savorgnan di Brazzà; lo scrittore Joseph Conrad con il suo “Cuore di Tenebra”; perfino Arthur Conan Doyle, che anni dopo divenne un esperto sostenitore dell’esistenza delle fatine, dedicò a quegli orrori un libro, “The Crime of the Congo”.

Leopoldo II e i congolesi mutilati sotto il suo regno6 febbraio

1918: con il Representation of the People Act 1918, il diritto di voto nel Regno Unito viene esteso a tutti i maschi di almeno 21 anni senza badare alle loro condizioni economiche, purché residenti dove votano. Il diritto di voto, con un vincolo economico minimo, viene esteso anche alle donne di almeno 30 anni, circa 8,4 milioni. L’elettorato passò così dai 7,7 milioni di persone del 1912 ai 21,4 milioni del 1918.

Christabel_Pankhurst27 febbraio

1894: a Cripple Creek, in Colorado, comincia il primo sciopero dei minatori in cui la milizia sarà chiamata ad aiutarli contro dei mercenari.
Cripple Creek era la più grande città in un’area con oltre 150 miniere d’oro, tutte fondate in tre anni appena. L’oro era diventato ancora più importante dopo il crollo del prezzo dell’argento nel 1893, perché il valore dell’oro era rimasto invariato grazie allo Standard Aureo USA.

I tre principali proprietari di miniere, che davano lavoro a un terzo dei minatori, fecero un accordo per alzare a partire dal 7 febbraio 1894 da 8 a 10 ore la giornata lavorativa lasciando la paga invariata a 3 dollari. I minatori protestarono, senza esiti di rilevo.

Il giorno in cui l’orario di lavoro doveva allungarsi, iniziò lo sciopero. I proprietari delle miniere chiamarono dei crumiri e un’ingiunzione della corte a marzo, un mese dopo, ordinò ai minatori in sciopero di lasciarli passare: se volevano potevano scioperare, ma non potevano interrompere il lavoro altrui.

La situazione cominciò a scaldarsi. Dei minatori armati intercettarono sei vice-sceriffo diretti alla miniera Victor e li riempirono di botte. Il giudice diede ragione ai minatori: i vice-sceriffo portavano addosso armi occultate, per cui i loro intenti una volta entrati nella miniera non potevano essere pacifici.

L’incidente portò a chiamare la milizia (il nome dell’epoca per la guardia nazionale) e 300 uomini vennero inviati e poi richiamati pochi giorni dopo, per evitare che la crisi peggiorasse. Nel frattempo alcuni minatori e il sindaco vennero arrestati, processati con diverse accuse… e prosciolti!

I proprietari non intendevano alzare i salari, o perlomeno tornare alle 8 ore per 3 dollari precedenti, e la situazione, quando anche i processi lampo si dimostrarono inutili, apparve bloccata. Fu allora che i proprietari assoldarono un esercito privato di ex-poliziotti ed ex-vigili del fuoco, ben 125, che vennero fatti tutti vice-sceriffo per poter agire “legalmente”.

I minatori seppero dell’arruolamento, si armarono e fortificarono le tre principali miniere. Quando i vice-sceriffo arrivarono presso una delle miniere, i minatori fecero saltare in aria i pozzi minerari e una grossa caldaia, scagliando detriti a cento metri d’altezza e schegge. I vice-sceriffo fuggirono. I proprietari delle miniere si incazzarono e ne arruolarono altri 1200.

A quel punto il governatore si incazzò pure lui. Affrontò i proprietari e disse loro che 1200 vice-sceriffo erano un numero illegale e andavano licenziati. In caso di aperta ribellione mise in allarme la milizia per intervenire. E dovette farla intervenire.

I proprietari delle miniere non mandarono via i loro 1300 mercenari armati. Tagliarono cavi telegrafici e telefonici e presero prigionieri alcuni giornalisti, oltre a commettere altri atti di violenza. Quando lo scontro aperto coi minatori fu evidente, la milizia agli ordini del generale Brooks intervenne bloccando la strada ai mercenari che stavano per lanciare un assalto contro la miniera Victor.
I minatori permisero ai soldati di accamparsi e prendere il controllo di una delle aree, Bull Hill, ora che erano apertamente schierati con lo sciopero.

I mercenari scacciati tornarono a Cripple Creek e stanarono gli abitanti casa per casa, rapinandoli e riempendoli di botte, e imprigionandone alcun centinaia senza accuse. A questo punto il generale Brooks si incazzò: ordinò la legge marziale e minacciò i proprietari di lasciare sul posto i propri uomini per un mese, facendo pagare il conto per la presenza straordinaria a loro. E ovviamente sarebbe stata guerra aperta a quel punto per eliminare i mercenari vice-sceriffo.

I proprietari, come capita spesso ai capitalisti quando sono presi con le buone e condotti al ragionamento pacifico, di fronte alla prospettiva di una guerra di cui avrebbero pure dovuto pagare il costo, all’improvviso accolsero le richieste dei minatori. Con le buone finisce tutto bene. Il lavoro riprese.

Alla fine il capo del sindacato dei minatori e 300 di loro vennero processati per parecchi reati inventati dai proprietari delle miniere. Solo 4 vennero trovati colpevoli di qualcosa, ma il governatore del Colorado li perdonò. La Western Federation of Miners, il sindacato che aveva guidato lo scioperò, passò da essere un gruppo senza soldi e senza importanza a divenire un’importante entità politica, temuta dai proprietari e d’esempio per i minatori degli USA.

Di contro anche i proprietari delle miniere impararono qualcosa, ma non in positivo: dopo quello sciopero iniziarono a investire in modo maggiore in squadre di crumiri da far intervenire rapidamente, serrate per impedire ai minatori di ottenere la paga giornaliera (ovviamente usando crumiri), liste nere dei minatori turbolenti da non assumere o sorvegliare, spionaggio e assunzione di mercenari autentici (non le squadracce raffazzonate prima) come gli ex militari che servivano nelle famigerate agenzie Pinkerton e Thiel. Ma quello che successe dopo il 1894 è un’altra storia. 🙂

P.S.
Piccola parentesi videoludica: il protagonista del bel “Bioshock Infinite” aveva lavorato per Pinkerton.

Cc_martiallaw8 febbraio

1856: Barbu Dimitrie Știrbei, gospodaro (principe) di Valacchia, abolisce la schiavitù.
Aveva già tentato alcune riforme per modernizzare il paese (attuale Romania meridionale), quando era salito al potere nel 1851 con l’approvazione del Sultano Ottomano.
Migliorò la giustizia e i casi risolti aumentarono. Attuò una blanda riforma terriera, al cui centro c’era il cambio di status dei contadini da “praticamente servi della gleba” a “fittavoli”, per fare in modo che potessero spostarsi più liberamente tra le proprietà dei diversi boiardi.

Un po’ alla volta aveva migliorato la condizioni degli schiavi, fino ad abolire la schiavitù al ritorno dopo la fine della Guerra di Crimea (tra 1853 e 1854 la Valacchia era stata occupata dai Russi, per cui era fuggito a Vienna). Nel 1856, dopo aver supportato l’unificazione dei principati di Valacchia e Moldavia al Congresso di Parigi (per la fine della Guerra Crimea), si ritirò dalla carica di gospodaro e si trasferì a Parigi.

Ion_Negulici,_Barbu_Ştirbei9 febbraio

1895: William G. Morgan inventa la Mintonette, il gioco che in poco tempo diventerà la pallavolo.
Morgan ideò la Mintonette/pallavolo come gioco al chiuso combinando elementi della pallamano e del tennis. Era pensata per essere un’alternativa meno violenta alla pallacanestro (gioco nato da poco e già di moda all’epoca), adatta soprattutto per gli anziani. Di sicuro aveva anche pensato al miglioramento che avrebbe portato alle chiappe femminili: ogni grande uomo ha le chiappe delle giovani bene in mente.

William_G._Morgan10 febbraio

1840: nozze tra la Regina Vittoria del Regno Unito e Alberto dei Sassonia-Coburgo-Gotha, da quel momento Principe Consorte. Il quadro è del 1846 e avevano già 5 figli. Arriveranno a 9 nel 1857, pochi anni prima della morte di Alberto (1861).

I diari e le lettere private mostrano che Vittoria era tutt’altro che moralista, bigotta o repressa sessualmente, anche se questa è l’immagine che dal XX secolo ci è piaciuto avere dei vittoriani. Magari altri, ma non lei. E non Alberto (in privato).

Quando Vittoria conobbe Alberto, nel 1836, prima di divenire Regina, se ne innamorò all’istante solo perché aveva un bel fisico: raffinatissime motivazioni che uniscono ragion di stato e interiorità, circa. Vittoria aveva le idee chiare all’epoca: lei comandava quindi l’uomo era un oggetto sessuale da scegliere in base alla piacevolezza.

Fin dalla prima notte di nozze dimostrò un grande entusiasmo verso i rapporti sessuali, tanto da scrivere deliziata di quanto accaduto al proprio Primo Ministro, Lord Melbourne. Ora, pensateci un attimo: ve la immaginate Elisabetta II che scrive una cosa simile a Winston Churchill? Era meno timida di tante persone di oggi.

Di fare figli le piaceva solo l’atto con cui si producevano: non fu una buona madre, era molto più materno Alberto, e trovava così insopportabile il dolore del parto da adottare il cloroformio come anestetico (con tutti gli enormi pericoli del caso!) appena fu proposto dai medici.
Alla nascita del nono figlio il medico James Reid sconsigliò alla Regina di averne altri e lei ribatté “Sir James, non potrò più divertirmi a letto?”

Come si coniuga questo con la moralità vittoriana? In nessun modo: fu infatti Alberto a dare un’impronta moralizzatrice al regno, a voler rappresentare con Vittoria per i sudditi una famiglia ideale, fondata su valori precisi e cose del genere a cui fregava poco a Vittoria. La cosiddetta morale vittoriana è più che altro albertina, in realtà.

Al mondo Alberto diede anche l’albero di Natale, all’epoca diffuso solo nel mondo tedesco, che lui fece divenire di moda nel resto dell’occidente cristiano a partire dal Regno Unito. E diede l’Esposizione Universale, progetto per cui venne osteggiato da tutti, che consideravano l’idea una stupidaggine senza futuro.
Solo grazie alla sua testardaggine, alla sua visione chiara del futuro e all’appoggio di Vittoria ottenne di realizzar… e guadagnò così tanto da coprire gli enormi costi, ripagando tutti i prestiti ricevuti.

Questo ci insegna due cose:
1. le grandi idee, troppo grandi perché la massa delle persone possa concepirle, per definizione possono solo essere osteggiate all’inizio o non comprese;
2. anche un uomo può essere scelto all’inizio solo come oggetto sessuale, per l’aspetto, e trovarsi in un ruolo del tutto subordinato alla donna, ma fare grandi cose sfruttando la posizione guadagnata… che è sempre meglio che essere un oggetto e fare solo l’oggetto come carriera. O non essere un oggetto, perdere l’occasione e non fare proprio un tubo. ^^

Franz_Xaver_Winterhalter_Family_of_Queen_Victoria_1846

 

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