Torna indietro: maggio, dall’undici al venti del mese.
21 maggio
1904: nasce la FIFA, Fédération Internationale de Football Association, a Parigi.
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1932: Amelia Earhart è la prima a completare la trasvolata dell’Atlantico con un volo senza scalo, partendo dall’isola di Terranova (Canada) e atterrando a Londonderry (Irlanda del Nord) in 14 ore e 56 minuti. Fu anche la prima donna ad attraversare il Pacifico e la prima aviatrice a volare senza scalo da una parte all’altra degli Stati Uniti.
L’aereo rosso in foto è il monomotore (e monoposto) Lockheed Vega con cui Amelia compì la trasvolata dell’Atlantico. L’aereo nella foto in bianco e nero, molto più grosso, è il Lockheed Electra appositamente progettato per il giro del mondo che Amelia voleva effettuare.
Il primo tentativo andò male e l’aereo dovette atterrare, per guasto, a Pearl Harbor. Venne riparato, ma ci furono ancora problemi. Dopo un paio di mesi, il tempo di raccogliere fondi e sistemare definitivamente l’aereo, Amelia con suo marito e la sua squadra ritentarono.
Il secondo tentativo andò peggio. Dopo aver percorso 35.000 km, facendo scalo in America del Sud, in Africa, in India ecc., con solo 11.000 km mancanti e la trasvolata del Pacifico, successe il casino. Doveva raggiungere Howland, un minuscolo atollo in mezzo all’oceano, ma non ci arrivò mai.
Forse furono problemi legati al radiorilevamento con antenna. Forse alla mezz’ora di fuso orario differente nelle comunicazioni tra l’aereo e la nave della guardia costiera lì a Howland. Forse la navigazione radio dell’epoca, piuttosto imprecisa, non fu in grado di trovare un’isola così piccola in mezzo all’oceano.
Le nuvole e il profilo basso dell’atollo non aiutarono: nonostante il gran fumo prodotto apposta per aiutare la visione dell’atollo, Amelia non arrivò mai. Era il 2 luglio 1937. I soccorsi non trovarono mai Amelia o l’aereo. Il 5 gennaio 1939 venne dichiarata legalmente morta.
22 maggio
1897: apre il Blackwall Tunnel che passa sotto il Tamigi. Lungo 1,35 km, richiese 800 persone, 1,4 milioni di sterline e circa 5 anni di lavoro (1892-1897).
23 maggio
1900: il sergente negro William Harvey Carney ottiene finalmente la medaglia d’onore per l’eroismo dimostrato all’assalto di Fort Wagner nel 1863. C’è voluto un po’ di tempo, eh?
Fort Wagner era una batteria fortificata con bastioni di terra, sabbia e rinforzi in legno, per difendere a sud il porto di Charleston. Il 54° Fanteria Volontari del Massachusetts fu uno dei primi reggimenti di soldati negri della Guerra Civile, guidati come è ovvio da ufficiali bianchi.
Quando nell’assalto l’alfiere venne ferito mortalmente, Carney gli prese la bandiera del reggimento e marciò sotto il fuoco nemico per dare l’esempio ai compagni. Nonostante le numerose ferite ricevute da Carney, la bandiera non cadde mai a terra. Quando dovettero ritirarsi, Carney portò indietro la bandiera e la affidò a un altro soldato. Come disse lui: “Ragazzi, ho solo fatto il mio dovere; la vecchia bandiera non ha mai toccato terra!”
Molte medaglie d’onore della Guerra Civile vennero assegnate con almeno 20 anni di ritardo. Carney, dei circa 25 soldati negri che ne meritarono una, fu il primo a riceverla dopo appena 36 anni e 11 mesi dall’evento.
Nell’assalto a Fort Wagner morì il colonnello Shaw, che aveva fortemente creduto nei suoi soldati negri. Alle vicende del suo reggimento è dedicato il film “Glory”. Tra i suoi ufficiali, tutti convinti abolizionisti, c’era anche Garth James, fratello del (futuro) scrittore Henry James.
24 maggio
1883: dopo 14 anni di costruzione, apre a New York il ponte di Brooklyn! Nell’illustrazione, i fuochi di artificio nella notte dell’inaugurazione.
25 maggio
1895: nasce la Repubblica di Formosa (Taiwan), con presidente Tang Ching-sung. Durò solo cinque mesi.
In seguito al trattato di Shimonoseki di cui abbiamo parlato un mese fa, Taiwan passava dall’Impero di Cina all’Impero del Giappone. La popolazione non ne fu particolarmente lieta e si ribellò formando la repubblica. Opporsi al Giappone vincitore? Non la cosa più igienica del mondo da fare, no davvero, anche se disponevano di almeno 75mila soldati con moderni fucili dotati di serbatoio per i proiettili.
A guidare le forze armate venne chiamato un veterano delle guerre contro le potenze occidentali, Liu Yongfu, eroe nazionale cinese che a lungo aveva combattuto con le Bandiere Nere (gruppi di partigiani/pirati psicotici dediti alla tortura e al cannibalismo) contri i Francesi, al confine tra Cina e Vietnam.
I giapponesi sbarcarono il 29 maggio sull’isola, a nord. In cinque mesi distrussero la repubblica ribelle e rimasero lì fino al 1945.
Per gli amanti del tè, inutile ricordare che Taiwan produce ottimi tè oolong, incluso il celebre “Nai Xiang” o “milk oolong”, un oolong poco ossidato dal liquore particolarmente cremoso, con sensazioni lattee al limite del burroso. Delizioso.
26 maggio
1879: con il trattato di Gandamak si conclude la prima fase della Seconda Guerra Anglo-Afghana del 1878-1880.
Tutto era cominciato nel luglio del 1878, quando un contingente diplomatico russo arrivò a Kabul senza invito e contro la volontà dell’Emiro dell’Afghanistan. Gli inglesi chiesero di mandare un loro contingente, per bilanciare l’influenza russa, ma la proposta venne rifiutata e il contingente respinto quando tentò di entrare.
Così scoppiò la guerra. Colonne di soldati britannici penetrarono in Afghanistan. L’Emiro si appellò allo Zar, ma la Russia non voleva finire invischiata in una guerra con la Gran Bretagna. Il vecchio Emiro morì e il nuovo decise di chiedere la pace agli inglesi.
Il trattato di Gandamak fu molto umiliante. L’Afghanistan dovette cedere diverse aree di confine ai britannici e a tutti gli effetti sottomettersi delegando la propria politica estera e divenendo un protettorato britannico. L’Emiro dovette accettare anche una missione militare britannica a Kabul, scambi commerciali e una linea telegrafica verso l’India.
Il contingente britannico a Kabul venne massacrato quello stesso settembre da un reggimento afghano proveniente da Herat che non aveva accettato le condizioni umilianti imposte. Questo fece esplodere la seconda fase della guerra che terminò nel 1880, con la salita al trono di un nuovo Emiro che accettò a sua volta il trattato.
27 maggio
1907: scoppia un’epidemia di peste bubbonica a San Francisco, in California.
La prima pandemia di peste bubbonica è considerata la peste di Giustiniano, che scoppiò con particolare violenza nell’Impero Bizantino tra il 541 e il 542 (a Costantinopoli pare che sia morta il 40% della popolazione, 5000 persone al giorno) e si ripresentò a ondate fino al 750.
La seconda pandemia fu quella che colpi l’Europa, dal Trecento al Quattrocento. Solo dal 1348 al 1352 morì un terzo della popolazione dell’Europa continentale colpita dalla pandemia.
La terza pandemia è quella meno nota. Magari ci si ricorda delle esplosioni di peste momentanee, episodi avvenuti nel Seicento (ricordate “I Promessi Sposi”?) o nel Settecento, e pensando all’Ottocento viene in mente solo il colera. Non ci fu solo quello: la terza pandemia colpì dagli anni 1850 al 1959. E seppure colpì poco le nazioni occidentali, altrove fu piuttosto violenta.
Iniziò nello Yunnan, regione cinese patria di pregiatissimi tè, e in due mesi uccise 100.000 persone, poi il livello dei decessi crollò e non fu più considerata un’epidemia. La peste rimase una presenza fissa a lungo in Cina, seppur non più così grave: per esempio durò dal 1894 al 1929 a Hong Kong.
E proprio da Hong Kong giunse in India dove uccise 12,4 milioni di persone in 30 anni. Siam, Tunisia, Egitto, Sud Africa, Australia (dal 1900 al 1905) e Russia (dal 1900 al 1927) furono tutti, assieme ad altre aree del mondo, colpiti dalla peste bubbonica. Inclusa San Francisco nel 1907. Le ultime epidemie scoppiarono in Argentina e Perù nel 1945.
Quella del 1907 a San Francisco fu in realtà una seconda esplosione dell’epidemia. La prima fu quella del 1900-1904, causata dagli immigrati cinesi che portarono la peste nel quartiere di Chinatown. Non ci furono molti morti in quei 4 anni: solo 113 morti… ma a fronte di 121 casi accertati. La peste bubbonica non è qualcosa con cui si scherza.
Prima che a San Francisco, con cui era regolarmente collegata via nave, era scoppiata nel 1899 nella Chinatown di Honolulu: le autorità fecero distruggere con il fuoco gli edifici contaminati, ma il vento propagò le fiamme agli edifici vicini e privò della propria casa 6000 persone.
Nella foto, vittime in Manciuria nel 1910-1911.
28 maggio
1905: termina la battaglia di Tsushima, stretto di Corea, in cui la flotta giapponese fece a pezzi la flotta russa. I russi accettarono a quel punto la mediazione USA per firmare la pace col Giappone.
I giapponesi avevano il doppio delle navi, ma erano in gran parte unità di supporto, piccole navi e torpediniere che ebbero un ruolo di scarso rilievo. Avevano solo 4 corazzate. I russi avevano ben 8 corazzate. Alla fine i giapponesi persero solo 3 torpediniere e poco più di 100 uomini. I russi si trovarono metà della flotta affondata, tra cui 6 corazzate, e oltre 4000 morti.
Fu l’ultima battaglia tra navi policalibro.
Ricordate il post che spiegava la differenza, il 12 aprile scorso? Grazie alla battaglia di Tsushima, che dimostrò che era possibile combattere concentrandosi sul solo uso dei cannoni più pesanti e tenendo la distanza maggiore possibile, il mondo si convinse delle idee del colonnello del genio navale italiano Cuniberti che già nel 1903 aveva proposto su una rivista inglese l’idea delle navi monocalibro con l’articolo “An ideal Battleship for The British Fleet”.
Già nell’ottobre successivo alla battaglia iniziò la costruzione della HMS Dreadnought, la prima monocalibro della storia, entrata in servizio nel 1906. Nella foto l’ammiraglia giapponese dell’epoca, Mikasa, oggi una nave museo. È l’unica corazzata pre-dreadnought ancora al mondo.
Come fecero i giapponesi a vincere?
La flotta russa aveva attraversato mezzo mondo per arrivare, per cui le navi erano incrostate e bisognose di manutenzione. Così incrostate che la flotta russa aveva circa metà della velocità di quella giapponese. I giapponesi potevano manovrare meglio e mantenere la distanza a piacere.
Potendo sfruttare solo la potenza, i russi tentarono di infiltrarsi di notte a sorpresa, ma una nave ospedale venne scoperta e i giapponesi non furono colti di sorpresa.
I russi usavano in prevalenza proiettili perforanti, il che implica anche il doversi avvicinare il più possibile per avere più capacità penetrante possibile. Una strategia tradizionale per bucare e sfondare.
I giapponesi usarono molto dei nuovi proiettili esplosivi, pensati per spazzare i ponti superiore falciando l’equipaggio e distruggendo componenti varie, più che per affondare la nave. In questo caso per loro tenersi a distanza era fattibile, contava più la carica esplosiva del proiettile che la sua velocità di impatto. Così iniziarono a sparare a 6-7 km, mentre i russi ancora dovevano avvicinarsi per uno scontro tradizionale!
Un ufficiale russo sull’ammiraglia disse:
“Sembrava impossibile perfino contare il numero di proiettili che ci stavano colpendo. Ogive piombavano su di noi incessantemente una dopo l’altra. Piastre d’acciaio e sovrastrutture dei ponti superiori vennero ridotte a pezzi e le schegge fecero molte vittime. Scale in ferro furono piegate come anelli, cannoni sradicati dalle loro sedi. E come se non bastasse, la temperatura era stranamente alta e le fiamme liquide causate dalle esplosioni che sembravano spargersi ovunque. Ho visto di persona una piastra d’acciaio prendere fuoco dopo un colpo.”
Torpediniere e naviglio leggero giapponese aiutarono, a battaglia ormai vinta, ad affrettare le cose devastando le navi già ferite.
29 maggio
1855: Vittorio Emanuele II firma la Legge sui conventi voluta da Cavour. La legge sopprimeva tutte le corporazioni religiose, tranne quelle sotto le Suore di Carità e le Suore di San Giuseppe perché dedite all’assistenza dei malati e all’istruzioni. Barbara Ann del romanzo “Caligo” ha studiato con profitto dalle suore imparando fin troppe cose. ^_^
Obiettivo della legge furono soprattutto gli ordini mendicanti, considerati dannosi per la moralità in quanto contrari alla moderna etica del lavoro. I piemontesi lavorano duro, come il nostro autore Diego Ferrara, mica si fanno regalare i soldi, boia faus!
In realtà la legge fu molto meno dura di quanto sarebbe stato sano e giusto: i religiosi non vennero cacciati e chi già si trovava nei conventi ottenne il permesso di rimanere fino alla naturale estinzione della comunità.
Fosse stato per me, li avrei espulsi e rispediti nello stato Pontificio: un uomo che giura fedeltà a due sovrani, sa già che ne tradirà almeno uno. Vadano col loro Papa Re, allora, se non sono pronti a servire lo Stato come cittadini rispettabili. È un questione di Civiltà.
Pio IX scomunicò tutti i responsabili dell’approvazione, il Re e Cavour inclusi. Oh Cielo, che paura! Abbiamo un vero badass qui, thug life Pio IX. ^_^
30 maggio
1848: battaglia di Goito, vittoria dell’esercito sardo su quello austriaco.
Fu il Duca di Savoia, Vittorio Emanuele (che poco tempo dopo diventerà Re), a guidare il contrattacco della Brigata Guardie che intercettò la Brigata Cuneo in fuga, la riorganizzò, e assieme andarono all’attacco. Vittorio Emanuele partecipò allo scontro e fu lievemente ferito.
Gli austriaci accettarono di aver fallito e si ritirarono. I sardi non seppero sfruttare la vittoria per incalzare gli austriaci. Un episodio di per sé poco significativo, con appena un centinaio di morti, che avrebbe potuto cambiare la storia se solo i sardi avessero inseguito il nemico.
Fu un episodio del Risorgimento particolarmente utile agli educatori del tempo di De Amicis. Quando un bimbetto chiedeva, “Signor Maestro, cos’è il coito interrotto?” la risposta era qualcosa tipo:
“Goito interrotto, Garrone, si dice Goito. Va bene, siete tutti abbastanza grandi ormai per saperlo. Carlo Alberto e i suoi eroi italiani, poveri di mezzi e di uomini, non seppero trionfare definitivamente sull’Impiccatore, ripiegato a pasteggiare di sangue italiano nel Veneto, e la prima guerra venne persa. Il non poter completare il progetto unitario, sfruttando la vittoria di Goito subito, è il Goito Interrotto.”
Perché l’educazione storica è una cosa importante.
31 maggio
1895: John Harvey Kellogg presenta la richiesta di brevetto per i corn flakes. Il brevetto verrà concesso nel 1896.
John con suo fratello aveva creato per caso i corn flakes nell’agosto 1894, quando decisero di schiacciare e cuocere del grano cotto divenuto raffermo. Speravano di cavarne sfoglie, per non buttare il grano: il Sanatorio di Battle Creek aveva un budget modesto, all’epoca. Ne uscirono fuori i corn flakes.
I corn flakes, considerati da Graham (medico seguito da Kellogg) un anti-afrodisiaco, divennero parte della dieta vegetariana dal Sanatorio. Un piatto adatto a contenere quindi tutte le orrende pulsioni sessuali che Kellogg riteneva fonte di molti mali. Ai pazienti i corn flakes piacevano molto, pare.
L’unico piacere sessuale che il dottor Kellogg si concedeva, e concedeva obbligatoriamente agli ospiti del Sanatorio, erano 4 o 5 clisteri al giorno. Un intestino pulito per una vita pulita. Ideò anche un macchinario capace di somministrare in modo automatico e forzato i clisteri.
Il dottor Kellogg credeva molto nello yogurt e nell’effetto positivo dei suoi batteri sull’intestino e quindi sulla qualità della vita, a causa di voci che aveva sentito sulla lunga vita dei bulgari, ghiotti di yogurt. Gradiva nutrire l’intestino con yogurt da entrambi i lati. Un’ottima manovra a tenaglia: come dargli torto?
Tra le punizioni (o piaceri?) che infliggeva (e si infliggeva?) per guarire i malati peggiori, per esempio chi in un momento di debolezza era uscito da Sanatorio per farsi un bistecca nel ristorante davanti (pieno di spie del dottore), riempendosi il corpo di quella “carne putrida” (secondo il dottore una buona bistecca era più malsana della merda stessa), c’erano i 70 litri di clisteri alla macchina. Anche con lo yogurt.
Chissà se poi tutto quell’ottimo yogurt appena sfiorato dalle membrane intestinali finiva anche nelle tazze della colazione! Budget ristretto, ricordate? Gnam gnam! ^^
Sento una grande affinità con John Harvey Kellogg. Un esempio di vita.
Prosegui con: giugno, dal primo al dieci del mese.
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