Torna Giulia Besa dopo la prima domanda su dove trovare le idee, spiegandoci oggi perché ha deciso di scrivere fantasy. Buona lettura!
Quando ti sei avvicinata alla narrativa fantastica e perché scrivi?
La realtà mi annoia. Sono insofferente alla vita di tutti giorni, alla routine, alle situazioni che si ripetono sempre uguali a se stesse. Così, fin da piccola, ho sempre trovato nelle storie fantastiche la via di uscita da un mondo di tedio.
Crescendo, e scoprendo che il mondo era ancora più grigio di quanto immaginassi, è aumentata la voglia di evasione. La voglia di crearmi mondi personali costruiti su misura per me. Ho cominciato a scrivere le mie storie quando avevo dieci anni, e, modestia a parte, ho subito ottenuto la mia prima “pubblicazione”: un mio racconto fantasy in forma di lettera, è apparso nella rubrica della posta della rivista dedicata a Harry Potter.
Quando ero bambina, i miei libri preferiti erano proprio quelli della saga di Harry Potter e perciò è normale che all’inizio le mie storie fossero fantasy. Più avanti mi sono appassionata anche di horror e di fantascienza. Il mio primo abbozzo di romanzo aveva tinte orrorifiche: la protagonista era una ragazza che durante il ciclo mestruale trasudava sangue da ogni poro e si trasformava in un mostro cannibale. Poi sono seguite storie ambientante in un mondo futuro e asettico simile a quello di THX 1138. Mentre per il mio primo romanzo completo sono tornata al fantasy con una vicenda di streghe, angeli, e draghi mutaforma.
Non ho mai apprezzato particolarmente il fantasy tolkeniano, e posso confessare senza remore di non essere mai riuscita a leggere dall’inizio alla fine Il Signore degli Anelli. In età matura ho sempre più affinato i miei gusti, e ricercato romanzi nei quali il guizzo di sense of wonder non mi facesse pentire di aver speso il mio tempo a leggerli. Per fortuna, ho imparato presto a evitare generi, stili e autori che mi annoiano, e oggi leggo solo ciò che sono sicura mi piacerà.
Gli scrittori che più invidio, soprattutto in ambito fantastico, non sono quelli che hanno maggior successo, ma quelli che hanno dato alla luce opere che avrei voluto scrivere io. In alcuni casi si tratta anche di opere di successo – per esempio ho apprezzato moltissimo la struttura de Il gioco di Ender di Orson Scott Card – in altri casi no. Per esempio la mia autrice preferita in assoluto è una scrittrice che si autopubblica, e non ha certo le pile di romanzi nelle librerie.
E poi mi piace scrivere fantasy perché adoro le stranezze, e il fantasy è il genere di narrativa più strano che esiste. Anzi, secondo alcuni non è neanche narrativa.
Quando ho pubblicato Numero sconosciuto con Einaudi, un urban fantasy, la mia vicina di casa si è complimentata con me, ma mi ha raccomandato in futuro di dedicarmi a scrivere romanzi, che avrebbe apprezzato molto di più! Chiaramente un libro nel quale la protagonista se ne va in giro per l’Europa per dare la caccia a divinità diventate mostri, non può essere un romanzo: nei romanzi, nei veri romanzi, certe cose non succedono!
Non a caso, dopo che ho pubblicato un romanzo di altro genere – un rosa, Raccontami ancora di noi –, sono fioccati i commenti dei lettori che si sono detti soddisfatti che mi sia dedicata a scrivere roba seria.
Mettetevi però il cuore in pace, non intendo smettere di scrivere e pubblicare romanzi fantasy, perché rimane in assoluto il mio genere preferito.
Grazie a Giulia!
Avete domande per Giulia? Se le sarà possibile e se avrà tempo, risponderà ai vostri dubbi, possibilmente connessi agli argomenti trattati nella risposta. In ogni caso ogni domanda può contenere spunti utili per futuri articoli! Chiedete pure! 🙂
3 comments
Ciao Giulia. Scusa ma per caso l’autrice di cui parli ha i capelli rosa? 🙂 Se no mi piacerebbe conoscerne il nome, se è possibile?
Grazie e buona scrittura.
Viva il Fantasy, sempre. 🙂
Vorrei chiederti, nello scrivere un libro da dove cominci? Cioè dal worldbuilding o dai personaggi principali, o da una situazione?
@Beppe
Sì. ^_^
@Michele
Non ho punti fissi dai quali cominciare. Le idee all’inizio sono molto nebulose, e non sono facilmente catalogabili. Ragionandoci sopra si “condensano” e può apparire un angolo di ambientazione, i tratti di qualche personaggio, alcune situazioni interessanti. Ma non c’è ordine o priorità. Sono come le tessere di un puzzle sparse in giro. Tuttavia, quando le tessere iniziano a incastrarsi, il lavoro diviene più sistematico. In particolare, quando ho la situazione iniziale e il finale di una storia posso muovere gli altri passi. Posso pensare a quali siano i personaggi che meglio incarnano le scene che ho previsto, e quale ambientazione le esalti.
Ma mi è anche capitato che dalla nebulosa emergessero prima personaggi ben delineati, e allora sono partita da loro.