Torna indietro: agosto, dal ventuno a fine mese.
Primo settembre
1902: esce “Le voyage dans la Lune”, uno dei primi film di fantascienza, una parodia ispirata ai viaggi sulla luna descritti da Verne e Wells.
https://www.youtube.com/watch?v=_FrdVdKlxUk
2 settembre
1870: dopo la sconfitta di Sedan, l’Imperatore Napoleone III si arrende ai prussiani e 100.000 francesi cadono prigionieri. Quattro anni dopo Sadowa, lo spregiudicato militarismo di Bismarck si dimostra ancora vincente. Nel dipinto, la consegna della lettera di resa inviata da Napoleone III al Re di Prussia.
3 settembre
1860: si apre il Congresso di Karlsruhe, la prima conferenza mondiale di chimica, organizzata dal chimico tedesco August Kekulé. Ci furono 140 partecipanti.
La conferenza si occupò di discutere la nomenclatura chimica, i pesi atomici e tra i vari argomenti anche le 19 formule per descrivere l’acido acetico (nell’immagine). Tra gli importanti risultati conseguiti, l’adozione dei pesi atomici come li concepiamo oggi che permise di rendere molto più chiara la composizione dei composti chimici descritti.
4 settembre
1888: George Eastman registra il marchio #Kodak e riceve il brevetto per la sua fotocamera con rullino! Eastman adorava la lettera “K”, per lui aveva un suono forte, determinato.
5 settembre
1877: Cavallo Pazzo, capo dei Sioux Oglala, è ucciso dalla baionettata di un soldato statunitense mentre cerca di fuggire per non finire in carcere. Cavallo Pazzo era una figura leggendaria a cui venivano attribuiti poteri fantastici, come l’invulnerabilità ai proiettili. Evidentemente non alle baionette.
Nella foto un piccolo monumento a Cavallo Pazzo e una foto del 1877 che si ritiene lo raffiguri, ma la cosa non è per niente certa.
6 settembre
1885: con l’annessione della Rumelia Orientale, un tempo vassalla dell’Impero Ottomano, la Bulgaria completa la propria unificazione iniziata con il Trattato di Santo Stefano al termine della Guerra Russo-Turca del 1877-1878 (che ne ritagliò una fetta sottraendola al controllo diretto degli Ottomani, ma mantenendo uno stato di vassallaggio) e proseguita con il Trattato di Berlino del 1878.
Movimenti a favore dell’unificazione e dell’indipendenza si attivarono fin dal 1880 in Rumelia, Bulgaria e Macedonia, portando alla fine alle sommosse e all’indipendenza. La Russia, a sorpresa, timorosa di perdere una Bulgaria fantoccio a favore di una forte Bulgaria non più controllabile come un burattino, non appoggiò l’unificazione. Anzi, richiese una conferenza a Costantinopoli (dagli Ottomani, da poco combattuti proprio in difesa dei bulgari!) per punire la violazione del Trattato di Berlino. Quasi una scenetta comica.
7 settembre
1893: nasce il Genoa Cricket and Athletic Club (primo nome dell’attuale Genoa), la società calcistica che vanta il più antico documento di nascita. All’inizio solo britannico, nel 1897 il club iniziò ad accettare italiani. Vi ricorda la Genova sotto influenza inglese di “Caligo“?
8 settembre
1888: viene varato il Peral in Spagna, il primo sottomarino ad avere un qualche valore militare, con il suo tubo lanciasiluri e un’autonomia di 240 km circa andando a 11 km/h (di più a velocità dimezzata). Disponeva anche di una luce per viaggiare di notte scandagliando il fondo marino e riuscì, nelle prove, a sorprendere di notte una nave da guerra spagnola.
Un’enorme differenza rispetto al francese Plongeur del 1859, il cui motore pneumatico permetteva un’autonomia di soli 9 km e aveva un solo siluro, del vecchio tipo a “bomba” posto in cima a un’asta, molto diverso dai moderni siluri con elica del Peral.
Il Peral aveva un motore elettrico alimentato da batterie (un po’ come quello del Capitano Nemo, e ancora c’è chi si domanda se l’elettricità vada bene nello Steampunk...) e tre siluri Schwarzkopf tedeschi. Aveva anche un apposito motore da 6 cavalli per la rigenerazione dell’aria, con filtri per catturare la CO2 e una pompa per aggiungere nuovo ossigeno.
I test andarono molto bene e il Peral si dimostrò un successo, un’arma innovativa e funzionante, non un prototipo di puro valore tecnico per apprendere dove correggere. Sfortunatamente la marina spagnola era di mente un po’ arretrata e nel 1890 decisero di non voler proseguire l’esperimento.
Alcuni anni dopo venne ordinata la demolizione del Peral, ma non venne mai eseguita. Successivamente venne esposto in diversi luoghi, incluso il porto (foto) e poi il Museo Navale di Cartagena.
9 settembre
1855: Guerra di Crimea, dopo 11 mesi di assedio Sebastopoli cade in mano alle forze Alleate. L’assalto finale era iniziato il giorno prima, con circa 60.000 uomini dello schieramento anglo-francese. Ottomani e soldati del Regno di Sardegna facevano parte degli Alleati, ma non mi risulta abbiano partecipato all’ultimo assalto (però non ricordo bene).
I britannici vennero respinti nel loro attacco al più importante bastione che difendeva Sebastopoli, mentre i francesi guidati dal generale Mac-Mahon catturarono la ridotta Malakoff e un altro bastione. I russi valutarono come impossibile proseguire la difesa dopo aver perso quelle fortificazioni e si ritirarono dalla città. L’assalto dei francesi era costato a loro 10.000 uomini e ai russi 13.000 circa, con in totale 19 generali tra tutti e due.
L’area indicata come Malakoff in realtà non era una ridotta vera e propria (una singola fortificazione secondaria proiettata all’esterno della fortezza/città), ma un sistema di rilievi attorno a una certa area che vennero difesi con trincee e casematte per i cannoni.
Fondamentale per l’assalto e il tiro dell’artiglieria Alleata fu il ruolo delle fatine, come esploratori, osservatori d’artiglieria e messaggeri. Questa informazione sfortunatamente è taciuta dal complotto che dal 1919 cerca di nascondere la loro esistenza. Non credete alla storia ufficiale. La Verità è là fuori.
10 settembre
1898: l’anarchico Luigi Lucheni assassina a Ginevra l’Imperatrice Elisabetta d’Austria.
Elisabetta era in viaggio in incognito, come amava fare, con un’amica contessa. A sessant’anni, con il figlio Rodolfo morto suicida da poco e avendo ormai perso molta della bellezza per cui era famosa da giovane, Elisabetta ormai girava vestita a lutto tutta di nero, con una veletta o un parasole a nasconderne il viso, e questo riduceva la possibilità di venire riconosciuta. L’hotel però aveva divulgato la voce che lei fosse ospite.
Luigi Lucheni aveva avuto una vita difficile, cresciuto tra l’orfanotrofio e le famiglie povere della zona, malnutrito e maltrattato, sfruttato per lavorare e perfino obbligato ad aiutare un mendicante. Un destino a cui fuggì a 14 anni, iniziando a vagare per conto proprio. A 20 anni entrò nell’esercito, in Cavalleria. Servì nella campagna d’Africa contro l’Etiopia del 1895-1896 e fu attendente del Principe d’Aragona, cosa che gli permise di avvicinarsi agli ambienti nobiliari borbonici.
Terminata la carriera militare tentò di ottenere un posto come direttore di carcere, ma non ci riuscì. Questo lo lasciò molto amareggiato. Vagando per l’Europa, con in testa l’idea di emigrare in America, si avvicinò al mondo anarchico e alla grande questione sull’opportunità o meno del regicidio. Facile immaginare quale fosse la sua opinione.
E così Lucheni si trovò a Ginevra, intenzionato a uccidere un regnante qualsiasi (o la cosa che più vi assomigliasse) ed entrare in questo modo nella storia. Si informò sui nobili illustri residenti sul posto, tramite un apposito catalogo acquistato, e non trovò nessuno all’altezza dell’impresa. Fortunatamente il Duca d’Orléans, pretendente al trono di Francia, era di passaggio… ma Lucheni non fece in tempo a intercettarlo prima che partisse per Parigi.
Scoprì la presenza inaspettata di Elisabetta e l’attese all’imbarco del traghetto. Non aveva una pistola e non aveva un pugnale vero (non poteva permettersi i soldi per comprarne uno) e così aveva affilato un punteruolo di 10 cm e con quello colpì l’Imperatrice nel petto, evitando un possibile corsetto che avrebbe potuto fermare l’arma (si sa di corsetti con stecche di metallo che fermarono anche proiettili). Camuffò l’aggressione con una perdita di equilibrio e uno spintone, intercettando Elisabetta che correva per non perdere il battello, per cui quella e la contessa non capirono cosa fosse davvero successo. Semplicemente Elisabetta si rialzò in piedi e si fiondò verso la nave.
Il piccolo buco aveva però causato una emorragia interna a Elisabetta che poco dopo svenne e poi morì un’ora dopo. Lucheni era stato già arrestato per l’aggressione, che si scoprì poi essere stata mortale. Al commissario che lo interrogò pare abbia dato per motivazione dell’attacco qualcosa come “Perché sono anarchico. Perché sono povero. Perché amo gli operai e voglio la morte dei ricchi […] Non è stata una donna quella che ho colpito, ma un’Imperatrice. Era la corona che vedevo.”
Lucheni venne condannato all’ergastolo. Negli anni di detenzione imparò così bene il francese da usarlo come lingua per le sue memorie: “Histoire d’un enfant abandonné, à la fin du XIXe siècle, racontée par lui-même”. Morì nel 1910, a 37 anni, pare impiccandosi con la cintura. È brutto il regicidio, ma è brutto anche che un uomo capace di cavarsela come Lucheni, con anche il coraggio per un’azione così folle, fosse stato spinto da vicende ingiuste a nutrire un tale odio verso l’ordine costituito e le ingiustizie del mondo da arrivare a tanto.
Nella foto: Elisabetta prima del declino della sua bellezza, 30 anni prima; Lucheni nelle foto segnaletiche dopo l’omicidio e sorridente per il successo mentre viene scortato dalla polizia.
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