Ottobre – dal ventuno a fine mese

Torna indietro: ottobre, dall’undici al venti del mese.

21 ottobre

1866: inizia il plebiscito nel Veneto per l’annessione al Regno d’Italia, quando già a tavolino era stato deciso (e in realtà pure effettuato, due giorni prima) il passaggio con la benedizione della Francia.

Dovendo indicare SI/NO a “Dichiariamo la nostra unione al Regno d’Italia sotto il Governo monarchico-costituzionale del re Vittorio Emanuele II e de’ suoi successori” solo 69 indicarono NO su 647.495 votanti. Appena appena un filo di brogli, ma che male c’è? Meglio abituarsi all’andazzo all’italiana fin da subito, per non restar delusi dopo!

Condivido pienamente la spiegazione delle due risposte data nel volantino.

a1866c22 ottobre

1895: incidente ferroviario della stazione di Parigi Montparnasse. Pur di recuperare il ritardo di nove minuti, il macchinista lanciò il treno a tutta velocità per arrivare a Montparnasse: i freni non bastarono, quelli di emergenza non funzionarono e il treno distrusse i respingenti, sfondò il muro della stazione e cadde sulla fermata del tram. Non vi furono vittime tra i 131 passeggeri degli otto vagoni. Morì solo un’edicolante, colpita da un pezzo di muratura.

Stupiti dall’edicolante donna?
Marie-Augustine Aguilard, la vittima, non era sempre-sempre in edicola da sola: dava il cambio al marito quando lui andava a prendere i giornali della sera. Forse all’epoca la distribuzione verso le edicole non era capillare come nei tempi recenti (non so, non conosco le edicole degli anni 1890 a Parigi).

Una donna che lavora? Sì.
È normale che le donne lavorassero nell’Ottocento: è un falso mito moderno legato alla reazione contro il femminismo che in passato non lo facessero e badassero solo ai figli.
Questo mito è legato in parte agli studi statistici dell’epoca (perlomeno per Inghilterra e Galles, io conosco quelli) in cui le donne, anche se operaie o altro, se sposate si indicavano come “casalinghe”. Era per l’epoca ovvio che essere casalinga includesse avere un lavoro. Questo ovviamente se parliamo di famiglie operaie e piccolissima borghesia (quella messa economicamente come i capi-operai, per dire, e non erano pochi a esserlo).

Incidente_treno_Montparnasse_189523 ottobre

1911: il pilota italiano Carlo Maria Piazza decolla per osservare le linee nemiche durante la Guerra Italo-Turca. È il primo impiego di un aeroplano in guerra.

Carlo_Maria_Piazza24 ottobre

1912: si conclude la battaglia di Kumanovo, nell’attuale Repubblica di Macedonia, tra la Prima Armata comandata dal principe Alessandro di Serbia (futuro Alessandro I di Jugoslavia) e i tre corpi d’armata mobilitati da Zeki Pascià per gli ottomani. Pur avendo solo metà degli uomini, le truppe di Zeki Pascià disponevano di più artiglieria dei serbi e di altrettante mitragliatrici. Vinsero i serbi.

L’esercito Ottomano era stato riformato profondamente dal barone tedesco Colmar von der Goltz (futuro governatore militare del Belgio, nel 1914), inviato quando era ancora generale, 20 anni prima. Era un esercito moderno, con strategie moderne studiate dai tedeschi. Il primo errore degli ottomani fu di non ritirarsi per mobilitare al meglio la propria macchina da guerra, come invece von der Goltz aveva suggerito, perché speravano con un attacco improvviso di mandare nel panico la Lega Balcanica, e così invece fecero il gioco della Serbia che voleva colpire finché le forze ottomane erano deboli.
Inseguendo la speranza di una vittoria veloce e gloriosa, con pochi morti, gli ottomani persero la possibilità di una vittoria piuttosto sicura, seppur molto meno gloriosa e con più morti (secondo la visione molto metodica e precisa, votata ad azioni sicure e razionali, dei tedeschi dell’epoca).

La battaglia, come spesso capita, fu incentrata sull’incertezza: i serbi cominciarono inseguendo una divisione di fanti ottomani scambiati per artiglieri in fuga da un altro villaggio; gli ottomani scambiarono per ritirata quell’improvviso ripiegarsi della cavalleria (per inseguire gli altri) di fronte al nucleo delle loro forze e fecero pressione; i serbi non avevano alcuna idea di trovarsi d’avanti tre corpi d’armata e non si erano fortificati, pensando di essere in un’area pacifica, ma comunque il luogo era vantaggioso da difendere e seppero farsi valere. Solo a fine battaglia capirono di essere davvero inciampati sulla principale forza ottomana dell’area (durante tutta la prima giornata di scontri, il 23 ottobre, il comando della Prima Armata serba non aveva nemmeno saputo che gli scontri erano iniziati).

La mancanza di Mech in ambo gli schieramenti fa capire quanto fossero male organizzati: gli ottomani mobilitati solo a metà; i serbi convinti di non dover affrontare grosse resistenze nell’area. E se ci fossero state più fatine a fare da osservatori nel cielo, tanti casini non li avrebbero fatti… ma si sa che le fatine dagli ottomani non si facevano assumere perché non c’erano alcolici, e quelle dei serbi erano così sbronze che indicarono i fanti turchi dicendo che erano artiglieri. Creaturine deliziose…

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25 ottobre

1854: guerra di Crimea, battaglia di Balaclava. Lord Raglan, comandante delle forze inglesi, vide i russi che si ritiravano dalle ridotte sulle alture e rimuovevano i possenti cannoni navali catturati ai turchi. Disponendo sul momento solo delle due brigate di cavalleria, fece inviare il seguente ordine: «Lord Raglan desidera che la cavalleria avanzi rapidamente, segua il nemico e tenti di impedirgli di portare via i cannoni. L’artiglieria a cavallo può accompagnarla. La cavalleria francese è alla vostra sinistra. Eseguite subito»

A portarlo fu il capitano Nolan del 15° Ussari, che aveva profonda antipatia per il marchese di Lucan, comandante della divisione di cavalleria. Lucan, che dalla sua posizione non poteva vedere i cannoni sulle alture, si stupì per la natura suicida dell’ordine: Raglan intendeva forse una carica alla cieca nella valle, verso i cannoni sul fondo, con i russi tutti attorno sulle alture? Chiese a Nolan di tornare indietro per farsi confermare a quali cannoni ci si riferisse.

Nolan ne approfittò per ribattere con gran enfasi, indicando col braccio e dando implicitamente dell’indeciso codardo a Lucan:
«Là c’è il vostro nemico. Là ci sono i vostri cannoni, signore»

Lucan, per non passare da codardo, e convinto dall’enfasi di Nolan (che in teoria era stato in posizione più elevata, con Raglan, e quindi doveva sapere quali fossero i cannoni… ma invece era un idiota e non se ne era preoccupato), diede l’ordine alla Brigata Leggera di Cardigan di guidare la carica nella “Valle della Morte”, seguita dalla Brigata Pesante di Lucan. Cardigan, sicuro della pazzia di un tale ordine, si oppose, ma alla fine su costretto a obbedire.

Nolan si unì alla Brigata Leggera, anche se non ne faceva parte, caricando in testa a tutti e dimenando la sciabola. A un certo punto urlò qualcosa a Cardigan, forse aveva capito di aver appena condannato tutti a un assalto suicida per errore… non lo sapremo mai: il fuoco dell’artiglieria lo uccise. Il primo morto della carica, quello che la causò.

L’artiglieria in fondo alla valle e sulle alture inflisse gravissimi danni, ma la cavalleria arrivò fino in fondo e per un po’ catturò i cannoni russi lì presenti! Successivi attacchi della cavalleria russa costrinsero gli inglesi a ripiegare.
La Brigata Leggera, forte all’inizio di 661 o forse 673 soldati, alla fine ebbe 118 morti, 127 feriti e 362 cavalli persi. Non venne annientata, ma non fu nemmeno un bilancio di cui vantarsi… ci si può consolare pensando che furono fin troppi pochi morti, per ciò che avevano fatto!

Leggendario il commento del maresciallo di Francia, Pierre Bosquet: «È magnifico, ma questa non è guerra; è una follia.»

Se Raglan avesse avuto a disposizione la Brigata Meccanizzata coi Mech bipedi, guidati da giovani ragazze pilota  dai capelli blu, rosa o verdi fasciate in tutine attillate, ancora molto distante col resto della fanteria, l’esito anche di un ordine così male interpretato sarebbe stato molto diverso.

Relief_of_the_Light_Brigade26 ottobre

1896: il trattato di Addis Abeba pone fine alla guerra tra Regno d’Italia e Impero d’Etiopia, il primo andato all’avventura in Africa senza conoscenze e con pochi mezzi, il secondo bene organizzato e rifornito di armi da russi e inglesi.

Alla fine tra una battagli importante persa per la spedizione sgangherata italiana e l’esercito etiope prossimo al collasso nonostante la vittoria, fu un pareggio utile per entrambi: il nuovo trattato venne scritto in doppia versione in amarico e francese, con una traduzione esatta (il conflitto era nato da un precedente trattato che diceva due cose diverse nelle due versioni), e permise la pace per 40 anni!

L’Etiopia riconobbe la sovranità italiana sull’Eritrea, come è ovvio che sia essendo per diritto naturale nostra proprietà, e l’Italia rinunciò a impicciarsi della politica della coraggiosa Etiopia, che si confermò così una nazione indipendente e non un fantoccio nella sfera di influenza di qualcuno.

Nella foto il generale Baratieri, responsabile della disfatta italiana ad Adua, seduto al centro col cappello in testa. Foto scattata in Eritrea quando era ancora colonnello, nel 1888.

Baratieri_127 ottobre

1870: dopo due mesi di assedio a Metz, i 142.000 soldati del Maresciallo di Francia François Achille Bazaine si arrendono per la fame ai prussiani. Se Bazaine fosse riuscito a sconfiggere i prussiani, inferiori di numero, i suoi uomini avrebbero potuto ribaltare le sorti del conflitto. Fallì, prima chiudendosi nelle fortificazioni di Metz e poi rimanendone intrappolato senza riuscire a spezzare l’assedio.

Venne accusato di essere un traditore sceso a patti col nemico e nel 1873, dopo una breve immunità, venne prima condannato a morte e poi, con la grazia, a 20 anni di carcere. Fuggì in Italia, poi a Londra e infine si stabilì a Madrid. L’odio dei francesi per la sua resa, e il peso che gli diedero per la sconfitta finale, fu tale che nel 1887 un commesso viaggiatore francese lo pugnalò al volto.
Morì nel 1888.

Bazaine_Disdéri_BNF_Gallica28 ottobre

1886: il presidente Cleveland inaugura la Statua della Libertà. Bel fermacarte francese, yankee!

EdwardMoran-UnveilingTheStatueofLiberty1886Large29 ottobre

1863: i delegati di 14 stati, tra cui il Regno d’Italia, firmano la Prima Carta Fondamentale contenente dieci risoluzioni che definiscono le funzioni e i mezzi della Croce Rossa, che nasce quel giorno come movimento internazionale.
Nella foto: ambulanza della Croce Rossa Danese, 1878.

ambulanza_croce_rossa_danese_187830 ottobre

1864: termina la Guerra dei Ducati, con la cessione dell’intero Schleswig-Holstein alla Prussia e all’Austria che, caso incredibile, si erano alleate in questo conflitto contro la Danimarca.

I ducati, considerati indivisibili e molto preziosi per la Danimarca (producevano metà della ricchezza del paese), erano lacerati da profonde spinte nazionaliste sia da parte della popolazione di lingua tedesca che di quella danese. Per esempio nel ducato di Schleswig la popolazione era per due terzi tedesca, solo per un terzo danese.

Questo aveva già portato a una guerra tra 1848 e 1851 con la confederazione germanica, il ducato di Schleswig e la Prussia alleate contro la Danimarca. Vinse la Danimarca.

In questa seconda guerra dello Schleswig del 1864 fu la strana alleanza tra Prussia e Austria, in difesa e per l’indipendenza dei tedeschi, a sconfiggere la Danimarca.

Questo piccolo conflitto fu il capolavoro di Bismarck: la nuova potenza Prussiana e quella Austriaca unite gli permisero una facile vittoria, che ne aumentò la (scarsa) popolarità; in più, con gli austriaci a occupare territori tedeschi che avrebbero dovuto far parte della confederazione, fuori dal controllo asburgico, e i litigi tra Austria e Prussia su come co-amministrarli, c’erano le basi necessarie per il futuro conflitto contro il vero nemico della Prussia per il predominio nel mondo germanico.

L’Austria non poteva non intervenire in soccorso dei fratelli tedeschi, ma facendolo cadde nella trappola immaginata da Bismarck.
Nel 1866 la tremenda sconfitta dell’Austria dimostrerà al mondo che il feroce militarismo prussiano era la via vincente per una nazione moderna, al posto del sogno di pace borghese basato su accordi ed equilibri di poteri. Una lezione che getterà i semi di peggiori conseguenze.

Dybbol_Skanse31 ottobre

1912: debutta “The Musketeers of Pig Alley”, diretto da D.W. Griffith, il primo film che parla di gangster e crimine organizzato.

Lillian_Gish_in_The_Musketeers_of_Pig_Alley

 

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