Un nazista nel Paese delle Imperfezioni

Si ritorna alla Bizarro Fiction con uno dei romanzi brevi di Carlton Mellick III più peculiari e sentiti dall’autore: Adolf nel Paese delle Meraviglie. Solo che Adolf non è per davvero Adolf Hitler nel senso di quello storico, e il Paese delle Meraviglie è più sorprendente per la sua imperfezione, la sua follia, che per qualsiasi altro aspetto anche solo vagamente desiderabile. Il Paese visitato da Alice, per quanto strambo, al confronto è una passeggiata nel parco.

In un mondo dominato dalle idee del nazismo, due ufficiali delle SS sono sulle tracce dell’ultimo uomo imperfetto che minaccia la purezza dell’umanità.

Uno degli ufficiali si ritrova all’improvviso da solo in uno strano paesino nel mezzo del deserto, senza memoria, incapace di ricordare perfino il proprio nome. Sulla sua divisa c’è scritto Adolf Hitler, e tutti gli strani abitanti del luogo lo chiamano così. Adolf ricorda solo un dettaglio del proprio passato: la missione per trovare l’ultimo uomo imperfetto.

Il mondo in cui si muove però sembra impazzito: le persone che incontra sono ben oltre la semplice imperfezione, sono autentici mostri dai corpi deformi e dalle menti deviate. Nulla è giusto, nulla è come dovrebbe essere: neppure il giorno e la notte si alternano come dovrebbero e perfino il confine tra la vita e la morte non è più invalicabile.

Adolf non può fare altro che attraversare un mondo sottosopra, concentrato su una missione che è ormai l’unica ragione della sua esistenza.

Carlton Mellick III ha sempre voluto scrivere una storia che parlasse di nazisti e della loro “utopia”, in parte perché la sua famiglia è di origini tedesche miste: da una parte ebrei, di cui molti lontani parenti sono morti nei campi di sterminio, e dall’altra parte sostenitori del partito nazista, o perlomeno così si sospetta. Come dovrebbe sembrare ovvio, è il genere di cose di cui in una famiglia si preferisce non parlare e dopo 70 anni la memoria dei fatti è in buona parte svanita.

Carlton ci presenta una storia che unisce contenuti liberamente fuori di testa con un filo conduttore coerente nel suo manifestare l’incoerenza: ogni stranezza incontrata da Adolf è una forma di imperfezione, di devianza dalla normalità di come il mondo dovrebbe funzionare. Il romanzo diventa una gioco intellettuale nel domandarsi quale sarà la prossima imperfezione e nell’anticipare il significato folle di ciò che si sta vedendo. Un’opera che si apprezza ancora di più alla seconda lettura, quando si rivedono con occhi diversi situazioni già lette.

Ho adorato la citazione che chiude il romanzo sancendone il significato autentico. Vorrei riportarla, ma ho timore che sia un’anticipazione eccessiva, anche se è una citazione famosa. Meglio evitare. Leggete Adolf nel Paese delle Meraviglie e scoprite da soli qual è. Non è molto lungo, sono solo 30.900 parole (105 pagine circa): in una serata puoi scoprire anche tu di cosa sto parlando. 😉

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Con cosa accompagnare questo romanzo?

Con un bel tè nero cinese (loro dicono rosso) come avrebbe fatto l’autentica Alice. Oppure con una bella birra lager in stile tedesco, per andare più nella direzione del nostro protagonista nazista: una Bock, una Doppelbock, una Marzen… vedete voi. Io vado con la Ayinger Celebrator, una delle Doppelbock più famose del mondo: profumo di caramello, prugne secche, noci e zucchero di canna. Sapore di uvetta passa, datteri, caramello scuro, forse una nota di marzapane sullo sfondo. Dolce, ma bilanciato da sufficiente amaro. I due caproni che abbracciano con le zampe il calice gigante sembreranno la cosa più normale del mondo quando avrai letto Adolf nel Paese delle Meraviglie.

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